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L’olio extravergine di alta qualità è un’arma di prevenzione del tumore alla vescica. In particolare, se estratto da una varietà endemica di Olea europea, l’Itrana, diffusa nel basso Lazio. E’ quanto emerso da una ricerca, presentata a Latina e frutto di un progetto pilota multidisciplinare promosso dalla Lilt (Lega italiana per la lotta ai tumori, dal Capol (Centro Assaggiatori produzioni Olivicole Latina) e dall’assessorato all’Agricoltura della Provincia di Latina (che ha anche sostenuto finanziariamente l’iniziativa con una borsa di studio), volto all’individuazione del giusto equilibrio tra fattori nutraceutici e organolettici dell’olio pontino di qualità. “I nostri dati su campioni della campagna 2010 di oli extravergine di oliva della cultivar itrana – ha detto Eugenio Lendaro, autore degli studi insieme a Andrea Coccia e Roberto Monticolo – indicano come la concentrazione di oleuropeina nella miscela polifenolica dell’olio sia in stretta relazione con l’attività biologica di tale alimento. E la concentrazione dell’oleuropeina varia non solo con il periodo di raccolta delle olive e il processo di produzione dell’olio, ma anche con il periodo di invecchiamento di quest’ultimo. Tale informazione potrebbe orientare il mercato verso il consumo di oli giovani artigianali, collegati ai naturali cicli stagionali a scapito dei prodotti industriali senza età. Inoltre è stato rilevato come alcuni oli extravergini commerciali risultino esenti da alcuni processi naturali di invecchiamento o meglio di maturazione del prodotto, denunciando la presenza di stabilizzanti”. Per quanto riguarda i benefici sulla salute, spiegano i ricercatori, “‘abbiamo confermato che esiste una diversa sensibilità all’azione antiproliferativa delle miscele polifenoliche che dipende principalmente dalla natura del sistema cellulare utilizzato. Sarà interessante capire i meccanismi biochimici che sono alla base di tali diversità; ad esempio comprendere se tali peculiarità derivino da una sorta di memoria biologica del tessuto da cui si è sviluppato la lesione tumorale. Inoltre i dati raccolti aprono delle prospettive interessanti a livello delle potenzialità farmacologiche delle miscele polifenoliche e in particolare dell’oleuropeina. Abbiamo dimostrato, infatti,che l’attività antiproliferativa della miscela polifenolica è paragonabile a quella ottenuta dalla mitomicina, un antiblastico utilizzato nei protocolli clinici internazionali sul trattamento del carcinoma alla vescica. Inoltre, sempre dalle evidenze sperimentali raccolte sembra che il target biochimico di queste molecole sia principalmente la β-Tubulina”.(ANSA).