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Castel d’Ario è un centro agricolo e industriale della Pianura risicola Mantovana, sito alla destra del fiume Tione. Qui il risotto è il piatto principe, come si può ben verificare nei numerosi ristoranti e trattorie della cittadina e del circondario. Al riso è dunque riservato un evento particolare: la annuale “Festa del Riso” che quest’anno va da lunedì 11 maggio 2009 a giovedì 21 maggio dove, allietati da spettacoli e da orchestre, i buongustai del Mantovano e delle province limitrofe possono assaporare, dalle 19 in poi, i piatti tipici del paese.
Un risotto così buono, da diventare un pezzo da museo. È, appunto, il risotto alla «pilota», cioè quello con il pesto di maiale, che si fa a Castel d’Ario, nell’ultimo lembo del Mantovano, sul confine con il Veneto. E poi c’è la variante con i pesciolini di risaia o con i gamberi dell’ Oglio o del Mincio. D’accordo, un buon piatto fumante non può finire su uno scaffale
o dentro a una teca, ma una ricetta che si tramanda da oltre trecento anni è, a suo modo, un valore inestimabile e quindi va tutelato.
La domenica, oltre a pranzare, c’è la possibilità di acquistare i prodotti della terra mantovana, nel grande e variopinto mercato; tra questi c’è il riso Vialone Nano, il pesto di maiale o pisto, il grasso pesto detto “gras pistà”, la salamella mantovana, il cotechino, la coppa, la pancetta, il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano, i tipici dolci artigianali cotti al forno e i vini mantovani.
Le ultime edizioni della festa gastronomica primaverile hanno attirato a Castel d’Ario mediamente 20.000 persone, arrivate da diverse zone e attratte dal profumo e dal gusto inimitabile del “Risotto alla Pilota”. Questo popolare piatto mantovano, servito alla corte dei Gonzaga e condiviso con il Veronese, deve il nome agli operai addetti alla pilatura del riso, chiamati “piloti”, a sua volta derivante da pila, il grande mortaio, dove il riso veniva separato dalle glume per mezzo di una sorta di pestello meccanico manovrato a mano. Essi erano veri specialisti nella preparazione del piatto e avevano l’abitudine, legata al grande appetito dovuto al pesante lavoro manuale, di condire molto questo riso, raddoppiando le dosi di burro, salamelle e grana.
Il “Risotto alla Pilota”, anticamente preparato nelle cascine per festeggiare il raccolto del riso, è uno dei capisaldi della cucina locale ed è impropriamente definito risotto a causa della sua diversa tecnica di preparazione. La manifestazione è inserita nel calendario della “Strada del Riso”