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Italia sempre più leader dell’enologia mondiale, con un incremento della quota di mercato internazionale che è passata dal 21,8 al 24,3% tra il 2010 e il 2011. Lo dice l’Oiv – Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino, che ha presentato oggi a Parigi il punto di congiuntura della vitivinicoltura mondiale.
Arretrano invece nel loro complesso e per il secondo anno consecutivo i Paesi dell’Emisfero sud mentre sostanzialmente stazionaria è la posizione degli Stati Uniti.
«L’Italia ha lavorato bene su tutti i fronti – dice Federico Castellucci, direttore generale dell’Oiv, in un’intervista a Vinitaly –, mentre la Francia ha aumentato di poco le quantità, pur crescendo in valore. La Spagna ha incrementato molto la quota di sfuso, in particolare verso il Cile dove, a causa del devastante terremoto del 2010 è andato distrutto oltre 1 milione di ettolitri di vino. Brillante la Germania sia con l’imbottigliato che con i vini importati sfusi e riesportati confezionati – spiega Castellucci –. È il caso dei bag in box, richiesti dai mercati della Scandinavia dove questo tipo confezione copre il 50% dei consumi».
Merito della crescente propensione all’export dei produttori del Vecchio continente, ma anche – secondo Castellucci – «della nuova ocm vino, che ha dirottato i fondi per la distillazione delle eccedenze verso le attività di promozione e incentivato l’estirpazione dei vigneti, con una riduzione della superficie vitata comunitaria di circa 175.000 ettari». Per dare la misura del calo, basti pensare che la Germania conta poco più di 100.000 ettari di vigneto. L’abbandono definitivo ha però permesso un riequilibrio della produzione.
Com’è il trend del commercio internazionale di vino? «In crescita – risponde Castellucci – tanto che ormai 4 litri di vino su 10 vengono consumati al di fuori dei Paesi di produzione».
L’Italia è sempre il primo esportatore mondiale, grazie anche alla bella performance del 2011 con una crescita del 12% in valore e del 9% in quantità.
Che ripercussioni avrà sulle sue quote di mercato la forte riduzione della vendemmia 2011? «Si potrebbe creare una tensione – dice Castellucci -, del resto il calo produttivo italiano equivalente a quasi 7 milioni di hl corrisponde al 70% della produzione tedesca. C’è però da dire che la continua riduzione dei consumi interni che l’Italia fa registrare, stimata nel 2011 pari a 1,57 milioni di hl rispetto al 2010, rende disponibile maggiori quote di vino da destinare all’export».