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Sulla riforma della politica della pesca in Europa, “mi pare che le cose cominciano a muoversi significativamente: si procede verso un accordo”. Lo ha detto a Bruxelles, il ministro per le politiche della pesca ed dell’agricoltura, Mario Catania, che si è detto anche “ragionevolmente positivo in quanto il clima che si è creato con la Commissione europea è buono, e con la stessa commissaria europea alla pesca Maria Damanaki, c’era già stata un’ottima riunione bilaterale solo alcuni giorni fa a Roma”. Catania, che ha guidato la delegazione italiana al consiglio dei ministri della pesca e dell’agricoltura dell’Ue, il 19 e 20 marzo, ha indicato di “aver trovato nelle risposte della commissaria nel corso del dibattito pubblico diverse indicazioni che vanno nel senso da lui richiesto: sia sul tema dei rigetti in mare, sia su quello del Fondo di finanziamento europeo, sia per l’organizzazione di mercato”. In particolare, sulla proposta relativa al Fondo Ue, due sono le richieste presentate dall’Italia. In primo luogo, la possibilità di erogare anche in futuro aiuti per il fermo temporaneo di pesca che oggi viene remunerato con finanziamenti del Fondo Ue, mentre nella proposta della Commissione questa possibilità non sarebbe prevista. Su questo punto Catania si dice “moderatamente ottimista”. L’Italia chiede anche di continuare a dare un aiuto per la demolizione dei pescherecci. “E’ una misura che riteniamo utile – ha spietato il ministro – mentre la Commissione ritiene non sia un buon utilizzo delle risorse finanziarie. Personalmente penso che sarebbe bene conservare questa misura almeno per un certo numero di anni”. Infine, sull’organizzazione del mercato della pesca, Catania condivide l’importanza di sostenere le organizzazioni di produttori in quanto – ha detto – nella filiera troppo poco valore resta al pescatore e all’impresa di acquacoltura rispetto al prezzo finale”. Per il ministro serve una politica comune della pesca “che tenga conto dello stato di grave crisi in cui si trova la risorsa, ma con soluzioni che siano tecnicamente compatibili con la pesca nel Mediterraneo e socialmente gestibili. Tra queste: no allo sbarco a terra del pesce sottotaglia”. Al riguardo, la Commissione europea tende a vietare qualsiasi tipo di rigetto: per Bruxelles infatti anche i pesci sottotaglia dovrebbero essere sbarcati. “Noi diciamo – spiega invece Catania – che il principio è condivisibile e quindi bisogna andare in quella direzione. Ci sono però alcune questioni che vanno regolate, in particolare mi preme – dice – di non avere l’obbligo di sbarco a terra per il sottotaglia. Se lo facessimo alimenteremmo un circuito illegale perché è difficilissimo poi controllare a terra che fine fanno quelle risorse”. Insomma, “i pesci sottotaglia sono troppo appetibili sul mercato e diventa un problema controllarne la destinazione”. A Bruxelles negli stessi giorni c’erano anche i pescatori siciliani che assieme agli ambientalisti hanno partecipato all’incontro “Save the Mediterranean and its biodiversity’. Al convegno oltre a Maria Damanaki, c’erano anche il vice-presidente della commissione Pesca del Parlamento europeo Guido Milana, il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro, il presidente dell’Agci Agrital Sicilia Giovanni Basciano e il responsabile del comitato No trivella day di Pantelleria Alberto Zaccagni.