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Agriturismo, agricoltura biologica con vendita diretta, manifestazioni culturali, percorsi ciclabili in campagna; e poi gli edifici da ristrutturare per realizzare alloggi: queste alcune delle possibilità legate al recupero dei vecchi casali.
Roma ne esistono oltre diecimila, sparsi su 52 mila ettari di campagna (il più vasto territorio verde tra i comuni d’Europa). Sono i vecchi manufatti agricoli abbandonati: casali, fienili, stalle, granai, appezzamenti. Un vasto patrimonio in lento degrado, ma anche una grande risorsa potenziale. Il Comune pubblicherà entro la metà del mese un bando, con il doppio obiettivo di farne case da affittare (una parte) e, per il resto, di rilanciare l’agricoltura, l’eco-turismo e gli sport all’aria aperta, creando così nuove imprese e nuovi posti di lavoro.
Il programma di riqualificazione degli immobili agricoli dismessi o sotto-utilizzati (Pria) è stato presentato in Campidoglio dal sindaco Alemanno e dagli assessori Antoniozzi (Patrimonio), Corsini (Urbanistica) e De Lillo (Ambiente), oltre che dal presidente di Coldiretti Lazio, Massimo Gargano, e da quello di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
Il Pria è stato annunciato lo scorso maggio, quindi la Giunta comunale lo ha approvato con delibera del 23 settembre, ora uscirà il bando e si rivolgerà sia agli enti pubblici che ai privati “già proprietari di immobili ad uso agricolo sul territorio dell’Agro Romano”. Al bando si aderisce con una “manifestazione d’interesse”, presentando proposte di riuso e valorizzazione.
L’operazione è a costo zero per il Comune che nell’ambito di questo programma fa da “facilitatore”, semplificando e abbreviando le procedure per le autorizzazioni e i cambi di destinazione d’uso. Chi invierà progetti, dunque, potrà avviare un’attività economica senza impacci burocratici e contribuirà, nel contempo, al ripristino dell’edilizia rurale.
Agriturismo, agricoltura biologica con vendita diretta, manifestazioni culturali, percorsi ciclabili in campagna; e poi gli edifici da ristrutturare per realizzare alloggi: queste alcune delle possibilità legate al recupero dei vecchi casali. Quattro, in particolare, le finalità del Pria e, per conseguenza, i tipi di proposta che enti e privati possono fare al Comune: sviluppo dell’agricoltura: razionalizzazione delle attività esistenti, creazione di nuove aziende, innovazioni tecnologiche, servizi ai residenti; recupero di fabbricati agricoli per uso residenziale: alloggi da affittare in parte a canone concordato con il Comune, in parte a canone libero; residenze per vittime di calamità, da dare in convenzione; nuove attività agrituristiche; riqualificazione dell’ambiente e del paesaggio: risanamento e sorveglianza del territorio agricolo, restauro dei manufatti di pregio storico-artistico e dei giardini storici; rimboschimento dei terreni improduttivi; creazione di “isole ecologiche” per il deposito temporaneo di rifiuti ingombranti (al posto delle discariche abusive); installazione di apparecchiature per la connessione internet. Infine recupero di fondi improduttivi o abbandonati per finalità sociali: accordi con associazioni onlus per usare vecchi edifici a fini assistenziali; programmi di lavoro e integrazione per gli immigrati; riuso di manufatti e terreni a scopo didattico, di assistenza (a bambini, anziani e disabili) e per attività agricole di reinserimento; progetti di “co-housing”, ovvero insediamenti composti da case private e da spazi comuni e condivisi come cucine, laboratori, ambienti per il gioco dei bambini, piscine, biblioteche…; nuovi canili attrezzati.
Il Comune sceglierà le proposte in base ad una serie di priorità. Queste le principali: creazione di posti di lavoro, inserimento dei giovani, maggior numero di addetti impiegati nel progetto, riconversione delle colture (meglio il biologico), uso di eco-tecnologie e impianti autonomi ad energia rinnovabile (solare termico, fotovoltaico…).
Quanto alle case ricavate dai casali fatiscenti: il Comune faciliterà ai proprietari i cambi di destinazione d’uso, senza aumenti di cubature; ma se un ente o un privato “vorrà trasformare il suo casale in un complesso di appartamenti, per farlo dovrà necessariamente dare il 60% delle case in affitto a canone concordato al Comune per dieci anni”.
Per inviare al Comune le proposte di riuso dei casali abbandonati ci saranno tre mesi dalla pubblicazione del bando