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La meccanizzazione dell’agricoltura ha spazzato via le vecchie varietà ortofrutticole, riducendo in modo impressionante le biodiversità. Secondo uno studio di Legambiente a fronte di più di 2000 varietà di mele, il 75% della popolazione ne conosce solo 5 tipi, il 17% ne ricorda almeno 8, mentre solo l’8% arriva ad elencarne più di 10.
In Italia non si conoscono più le varietà ortofrutticole e abbiamo un’alimentazione che si è impoverita. La nostra cara agricoltura meccanizzata ha spazzato via le vecchie varietà ortofrutticole, riducendo in modo impressionante le biodiversità.In cima alla classifica dei frutti inediti e dimenticati spicca l’azzeruolo conosciuto solo dal 15%, seguito dalla sorba (17%), il corbezzolo (27%), il corniolo (32%), la pera volpina (38%), la giuggiola (40%) e la mora di gelso (72%). Svettano in cima alla classifica la carruba (75%), la nespola (82%) e il melograno, comunque noto a solo l’89%.
In Italia alla fine dell’Ottocento si contavano 8000 varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2000.
Secondo uno studio della Fao la perdita di biodiversità si paga in termini di cultura, salute e tenuta del suolo. In questo senso i risultati del nostro modello agricolo sono deprimenti: la nostra alimentazione da paese sviluppato si basa essenzialmente su quattro colture: mais, riso, soia e grano. Al contrario, come riporta lo studio commissionato dalla Fao, una comunità indigena tailandese di appena 600 anime cucina con 387 specie alimentari, di cui 62 frutti differenti.
fonte fao/legambiente