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La ”Pasta di Gragnano” ha conquistato a livello europeo una nuova Indicazione geografica protetta (Igp) per l’Italia, e ora sarà tutelata da imitazioni e falsi. Lo annuncia la Commissione europea precisando che la pasta fabbricata nel comune di Gragnano, in provincia di Napoli ”è conosciuta per il metodo tradizionale in cui viene prodotta, con l’utilizzo di trafile in bronzo che le conferiscono una rugosità tale da permetterle di amalgamarsi in modo ottimale a salse e condimenti”.
La produzione della pasta, in particolare dei “maccaroni”, che ha reso famosa Gragnano nel mondo, risale alla fine del XVI secolo quando compaiono i primi pastifici a conduzione familiare. Gragnano era allora già famosa per la produzione dei tessuti (da qui piazza Aubry deve il nome popolare di “piazza conceria” ). La produzione dei maccaroni diventò veramente importante solo a partire dalla metà del XVII secolo quando la maggior parte dei gragnanesi si dedicò alla produzione della pasta. La produzione dell’ “oro bianco” era ed è favorita da particolari condizioni climatiche , come una leggera aria umida che permette la lenta essiccazione dei maccaroni. L’industria pastaia venne aiutata da ben 30 mulini ad acqua , i ruderi di alcuni di questi si possono ammirare nella “valle dei mulini”.Intanto il settore dell’industria tessile entrava in crisi e chiuse definitivamente nel 1783 per una morìa dei bachi che bloccò la produzione della seta. Da allora i gragnanesi si dedicarono alla “manifattura della pasta”. L’epoca d’oro della pasta di Gragnano è l’Ottocento. In questo secolo sorsero grandi pastifici a conduzione non familiare lungo via roma e piazza trivione che diventarono così il centro di Gragnano.I pastifici infatti esponevano i maccheroni ad essiccare proprio in queste strade. La poduzione dei maccaroni non rallentò dopo l’ Unificazione, anzi. Dopo il 1861 i pastifici gragnanesi si aprirono ai mercati di città come Torino, Firenze e Milano. La produzione della pasta raggiunse quindi l’apice. Gragnano addirittura ottenne l’apertura di una stazione ferroviaria per l’esportazione dei maccheroni che collegava Gragnano a Napoli e quindi all’intero Paese. Il 12 maggio 1885, all’inaugurazione erano presenti nientemeno che il re Umberto I e sua moglie, la regina Margherita di Savoia.
Successivamente i pastifici si ammodernanorono. Arrivò l’energia elettrica e con questa i moderni macchinari che sostituirono gli antichi torchi azionati a mano. Il Novecento fu però un secolo difficile per la città della pasta. Le due Guerre Mondiali fecero entrare in crisi la produzione della pasta gragnanese che nel Dopoguerra dovette affrontare la concorrenza dei grandi pastifici del Nord Italia, che disponevano di capitali maggiori. Il terremoto del 1980 aggravò la situazione e ridusse il numero di pastifici a sole 8 unità. Nonostante i tanti problemi, Gragnano continua a essere la città della pasta. Oggi i pastifici puntano ad una produzione di qualità e propongo itinerari turistici alla scoperta della produzione di quella pasta che ha reso Gragnano famosa in tutto il mondo.
I Paccheri con ricotta salata di ..Maxim
si fa una pomarola con pomodori pelati, spicchi di aglio interi, alloro, timo, cipolla, sale e pepe. Non importa tritare molto, solo per aver più sapore, tanto poi si deve usare il passaverdura. Le erbe e gli odori posson variare come quantità e specie. De gustibus non disputandum est. Secondo me necessario sono timo e alloro, poi si va a fantasia. Si mettono i pomodori e le erbe in una casseruola si copre con acqua e si cuoce fino a che i pomodori non risultano sfatti. Si passano con il passaverdura e si mette la pomarola a parte. Deve risultare abbastanza liquida che si deve cuocere ancora. Si cuociono i paccheri in abbondante acqua salata. Nel frattempo si riscalda la pomarola in una padella. A cottura quasi ultimata, si prende la pasta e si mette nella pomarola calda, rigirandola delicatamente facendo attenzione a non spaccare i paccheri. Per inciso i paccheri di cicciano son molto peggiori di quelli di gragnano perché tendono a aprirsi. Amalgamati che sono gli ingredienti, si toglie dal fuoco e si gratta sopra la ricotta salata stagionata. Girare ancora per amalgamare perfettamente la pomarola e la ricotta e servire con un filo d’ olio a crudo.