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Sulle tavole natalizie non mancano mai ma ogni Regione ha i suoi dolci di Natale. Il panforte, le zeppole sorrentine e tante altre gustose delizie del palato
A contendere estimatori al panettone c’è un altro dolce, il veronese pandoro. L’attuale versione risale all’ottocento come evoluzione del “nadalin”, il duecentesco dolce della città di Verona. Il nome e il caratteristico colore giallo oro risalirebbero alla Repubblica Veneziana dove era d’uso servire cibi ricoperti con sottili foglie d’oro zecchino. Tra queste preparazioni, sembra ci fosse anche un dolce a forma conica chiamato “pan de oro”.
La data ufficiale che sancisce la nascita del pandoro è il 14 ottobre 1884, giorno in cui Domenico Melegatti depositò all’ufficio brevetti un dolce dall’impasto morbido e dal caratteristico stampo di cottura con forma di stella troncoconica a otto punte, opera del pittore impressionista Dall’Oca Bianca.
Non può a questo punto mancare un buon pezzo di torrone… Al cioccolato, al pistacchio, piccolo o grande, morbido o duro che sia anche questa prelibatezza vede le proprie origini conteste a colpi di leggende. Cremona ne rivendica la paternità, facendola risalire al banchetto nuziale tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza nel 1441 e la parola “torrone” deriverebbe da Torrazzo, la torre campanaria che sovrasta la cattedrale della città. C’è, però, chi contesta tale origine affermando che i Romani conoscessero un dolce simile, e portano a dimostrazione gli scritti di Terenzio Marrone il Reatino che racconta di tale dolce che chiama “cuppedo”. Ma non basta.. il torrone sarebbe nato in Cina, patria delle mandorle, e portato in Occidente dagli arabi come variante di un loro dolce tipico, la cubbaita, a base di miele e sesamo. Il termine torrone deriverebbe quindi dallo spagnolo turron, di derivazione araba, che vorrebbe dire abbrustolito (dal verbo turrar, arrostire). La stessa derivazione parrebbe essere suggerita anche dal latino torrere, tostare.
Se c’è, invece, un dolce natalizio di cui le origini sono certe questo è il panforte. Tipico di Siena, questa golosità esisterebbe sin dal ‘200 come pane mielato, preparato nei monasteri da frati e suore. Va ricordato che la definizione “panpepato” sopraggiunge solo dopo l’arrivo in Europa del pepe, ulteriore ingrediente di questo “cibo d’emergenza”, come veniva definito dalle milizie senesi durante la caduta della repubblica di Siena (XVI sec). Diciassette sono gli ingredienti che lo compongono, come dal 1675, diciassette sono le contrade del Palio: miele, zucchero, farina di grano, noci, nocciole, mandorle, popone candito, cedro candito, aranci canditi, scorza di limone candita, corteccia di cannella, coriandolo, pepe aromatico, pinoli, chiodi di garofano, acqua per impastare e fuoco per cuocere.
Panettone, pandoro, torrone e panforte; ma non solo. Ogni Regione ha i “suoi” dolci di Natale ed ecco, quindi, apparire le zeppole sorrentine (ciambelline fritte di farina, acqua, latte ed anice, condite con miele), diavulilli, scorzette d’arancia, struffoli (palline ricoperte di miele), i roccocò a forma di ciambella, il panone e il certosino tipici bolognesi, il piccilatiedd lucano, pane impastato con le mandorle, in Calabria si preparano i quazunìelli, calzoncini ripieni di uva passa, noci, mosto cotto e cannella.