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“E’ uno “sfizio” toscano che troviamo in tutte le fiere e feste di campagna e lo si vede cuocere in pubblico nelle forme da cialde”. E’ stata proprio la Toscana ad aver dato i natali a questi particolarissimi dolcetti gialli tipici del piccolo paese di Lamporecchio, in provincia di Pistoia. La leggenda vuole che siano state le suore di un convento ad inventare per sbaglio il brigidino. Tutto cominciò con un errore di suor Brigida, che si confuse mentre stava preparando l’impasto delle ostie. Le sorelle, per non sprecare quel composto, pensarono di ingentilirlo aggiungendovi dei chicchi di anice. Nacque così quel “trastullo speciale” destinato a divenire una tradizione a Lamporecchio, dove la ricetta si è tramandata di generazione in generazione dando vita a molte botteghe artigianali specializzate proprio nel brigidino.
Ingredienti: zucchero semolato gr. 120; due uova; farina bianca, una tazza; un cucchiaino di semi di anice; sale.
Rompere in una ciotola le uova, unire lo zucchero, un pizzico di sale ed i semi di anice pestati.Mescolare il tutto con un mestolo di legno ed unire tanta farina quanta ne occorre per ottenere un impasto piuttosto denso, ma liscio e morbido .
fare delle palline poco più grosse di una noce, metterle nella “stiaccia”(cioè nell’apposito ferro da cialde) già ben calda e farle cuocere bene sulla fiamma, voltandole da una parte e dall’altra di tanto in tanto.Procedere così fino alla fine dell’impasto.
Servire i brigidini così ottenuti ben caldi.