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La Coldiretti lancia l’allarme sul nuovo accordo raggiunto dal Consiglio dei Ministri dell’ambiente dell’Ue, che prevede la possibilità di mettere in commercio alimenti provenienti da animali clonati. Un’ipotesi a cui la maggioranza assoluta dei cittadini europei ed italiani si è dichiarata contraria perché, dicono, sarebbe un rischio inaccettabile.
Non sono previsti requisiti specifici di etichettatura per alimenti come latte, formaggi e carne – prodotti da animali clonati e dalla loro progenie – che dovessero essere autorizzati. E’ questo l’allarme lanciato dalla Coldiretti sui contenuti dell’accordo, raggiunto dal Consiglio dei Ministri dell’ambiente dell’Ue, sulla possibilità di mettere in commercio sul mercato europeo alimenti provenienti da animali clonati, o dalla prima generazione della loro discendenza. Accordo che ora passa in seconda lettura all’esame del Parlamento europeo.
L’accordo prevede che i prodotti derivati da animali clonati dalla prima generazione della loro discendenza – come carni e latte – devono essere sottoposti ad una autorizzazione preventiva in caso di vendita sul mercato comunitario, a maggioranza qualificata, da parte del Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali o del Consiglio, con la stessa procedura seguita per gli organismi geneticamente modificati (OGM) e previo parere favorevole dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA).
A differenza di quanto avvenuto, il Parlamento non voleva che la nuova legislazione sui nuovi alimenti si occupasse di animali clonati e della loro progenie e chiedeva alla Commissione una legislazione ad hoc. Il Consiglio invece, per evitare un vuoto normativo, ha previsto che la nuova legislazione disciplinasse anche gli animali clonati e la loro progenie.
La maggioranza assoluta dei cittadini europei ed italiani – secondo l’ultima indagine di Eurobarometro – boccia la possibilità che latte, formaggi e carne provenienti da animali clonati arrivino sulle tavole. Questo per motivi ambientali, etici, sanitari ed economici, avendo peraltro ben chiaro il significato della nuova tecnica. Il 79 per cento degli italiani – sottolinea la Coldiretti – conosce infatti in cosa consiste la tecnica della clonazione animale, ma ritiene che siano chiari gli effetti di lungo periodo sulla natura (81 per cento), che potrebbe compromettere la biodiversità (63 per cento), che causi sofferenza agli animali (52 per cento) e che sia moralmente sbagliata (69 per cento). Il 64 per cento ritiene pertanto che la clonazione a fini alimentari non sarebbe giustificabile con la maggioranza dei cittadini che non comprerebbe mai latte o carne da animali clonati, e per questo il 78 per cento ha dichiarato che un sistema di etichettatura dovrebbe essere reso obbligatorio qualora fossero venduti prodotti derivati dalla progenie di animali clonati.
La situazione – continua la Coldiretti – è diversa in Nord America e se negli Stati Uniti vale una sorta di divieto volontario, dopo il via libera della Food and Drug Administration (FDA), in Canada maiali geneticamente modificati stanno per arrivare sulla tavola dei canadesi dopo che l’Environment Canada, l’ente canadese che si occupa dell’ambiente, ha dato il via libera ai maiali chiamati “Enviropigs” (creati nel 1999 con un pezzetto di dna di topo introdotto nei loro cromosomi) che producono un basso contenuto di fosforo nelle feci. Se anche l’Health Canada – ente che si occupa della Sanità – li approverà, la carne di maiale geneticamente modificata verrà venduta nel mercato per il consumo umano.
La commercializzazione di carne, latte e formaggi proveniente da animali clonati è – conclude la Coldiretti – un rischio inaccettabile che oltre ad un problema di scelta consapevole da parte dei consumatori e di rispetto della biodiversità pone evidenti perplessità di natura etica che occorre affrontare con decisione prima che sia troppo tardi.
fonte www.terranauta.i