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Le novità che investono la filiera agroalimentare nel pacchetto liberalizzazioni porteranno più concorrenza e prezzi più bassi allo scaffale. Niente affatto, irrigidiscono il mercato e sono inapplicabili. Fa litigare industria di marca e grande distribuzione organizzata il pacchetto agroalimentare del decreto Monti. Con l’entrata in vigore del decreto liberalizzazioni, la Gdo dovrà infatti pagare i prodotti acquistati dalle aziende agricole entro 30 giorni. Un’assoluta novità, anzi una vera rivoluzione per il settore, insieme a quanto dispone l’articolo 62: i contratti di fornitura per i prodotti alimentari dovranno essere d’ora in poi formulati per iscritto sulla base di condizioni più trasparenti. I pagamenti dovranno essere effettuati entro 30 giorni per i prodotti alimentari deperibili e 60 giorni per gli altri definendo anche un preciso regime sanzionatorio. E a vigilare sulla corretta applicazione delle nuove regole, sarà l’autorità Antitrust. Un provvedimento “innovativo, direi rivoluzionario – secondo Luigi Bordoni, presidente di Centromarca -, misure che aumentano la concorrenza, eliminano costi a monte e possono determinare una riduzione dei prezzi finali. A tutto vantaggio delle famiglie”. Plaude la Coldiretti alle nuove misure che recano la firma del ministro delle Politiche agricole Mario Catania: “Finalmente una misura per contenere lo strapotere della grande distribuzione verso gli agricoltori – dice il presidente Sergio Marini – spesso costretti a subire forti condizionamenti nella fornitura dei prodotti agroalimentari”. “Non c’è mai stato un approccio così radicale alle questioni relative ai rapporti interni alla filiera agroalimentare – spiega il ministro Catania -. Abbiamo cercato di intervenire nel sistema, contrastando quei comportamenti che producono squilibri nella filiera, tutelando così le piccole e medie imprese che spesso si trovano in una situazione di sofferenza per il dilatarsi eccessivo dei termini di pagamento da parte dei soggetti forti”. Di parere opposto Coop Italia che punta il dito contro “un irrigidimento sbagliato del mercato quando invece servirebbe il massimo della flessibilità. Un intervento sbagliato in linea di principio: non si può imporre per decreto un contratto intromettendosi nel libero negoziato tra le parti” dice Vincenzo Tassinari, presidente del Comitato di gestione. “Anche dal punto di vista dei prezzi finali, non è questa la strada. Inoltre sono regole così complesse da rendere difficile se non impossibile la loro applicazione. Abbiamo lavorato per accordi concertativi affossati dalla grande industria. Noi siamo i migliori venditori della qualità dei prodotti dell’agricoltura e industria italiane, altro che strangolatori dei produttori!”.
(di Paola Barbetti – ANSA)