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Da Verona il presidente nazionale di Coldiretti comunica la fitta serie di incontri per evitare il pesante taglio di risorse per il nostro Paese nella futura PAC e le proposte che rischiano di penalizzare il nostro modello di agricoltura.Per scongiurare il taglio di 1,4 miliardi di euro all’agricoltura italiana e superare le troppe contraddizioni nella proposta di riforma della politica agricola (Pac) presentata dalla Commissione Europea, la Coldiretti è impegnata in una “road map” di incontri con i principali protagonisti del negoziato che ha già portato nella nostra sede in Italia il presidente della Commissione Europea Dacian Ciolos, il Presidente della principale Organizzazione agricola francese (FNSEA) Xavier Beulin mentre la prossima settimana incontreremo Peter Kendal presidente dell’NFU inglese.
E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini in occasione del convegno di apertura della Fieragricola di Verona sulla riforma della Politica Agricola. Dopo aver raggiunto l’obiettivo di una posizione comune a livello nazionale siamo impegnati – ha precisato Marini – nella ricerca di alleanze in Europa nella convinzione che la riforma della Politica agricola comune (Pac) deve rappresentare l’occasione per una forte legittimazione della spesa verso l’agricoltura risolvendo i problemi strutturali di volatilità dei prezzi e del ridotto potere negoziale lungo la filiera.
Occorre evitare – ha sottolineato Marini – che all’accoppiamento dei prezzi alla produzione che aveva causato una rendita di posizione a valle della filiera si sostituisca una nuova forma di accoppiamento alla superficie che rappresenterebbe una nuova ed incomprensibile rendita fondiaria. Questo è il principio che deve guidare le modifiche alla proposta della Commissione Europea. Il Paese che si è impegnato di piu’ verso un modello agricolo capace di rispondere alle aspettative dei cittadini in termini di sicurezza, qualità, biodiversità, occupati e ricchezza prodotta per ettaro si ritrova paradossalmente – ha sostenuto Marini – ad essere quello piu’ penalizzato. Bisogna superare nel negoziato – ha precisato Marini – le criticità che riguardano, in particolare, l’insostenibile taglio delle risorse disponibili, l’applicazione del “greening” e la definizione di agricoltore attivo, ma anche le misure per controllare la volatilità dei prezzi agricoli nonché la necessità di rafforzare le organizzazioni dei produttori.
La proposta della Commissione – ha denunciato Marini – individua la figura dell’agricoltore attivo al quale destinare le risorse della Politica agricola comune (Pac), in base ai finanziamenti che già prende e non per quello che fa e per come lo fa e cio’ oltre ad essere iniquo è inaccettabile per i cittadini. Per Coldiretti e per l’intera filiera agricola italiana l’agricoltore attivo non può, invece, che essere quello professionale, cioè quello che lavora e vive di agricoltura e che sarebbe spinto all’abbandono dalla riduzione del sostegno. Per questo occorre lasciare gli stati membri liberi di adottare una definizione adeguata. Anche la proposta di destinare il 30 per cento delle risorse al greening (“rinverdimento”) per favorire una maggiore cura dell’ambiente è in realtà da rivedere perché esclude – ha concluso Marini – la maggior parte delle colture virtuose in termini sostenibilità del territorio e di cattura di CO2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana come olivo, vite e alberi da frutta, che sono la base della dieta mediterranea. In pratica un olivicoltore italiano non prenderebbe i pagamenti “verdi”, mentre i prati della regina d’Inghilterra sì.