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Il commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos, dopo 11 mesi, sta nuovamente tentando di regolamentare la produzione di vino biologico in Europa, con un nuovo progetto legislativo su cui punta ad ottenere domani un voto – negativo o positivo – al Comitato Ue di gestione dei mercati agricoli. L’obiettivo del progetto: fare chiarezza sugli aspetti che maggiormente condizionano la differenza tra una viticoltura tradizionale e una viticoltura biologica, in particolare il contenuto massimo di anidride solforosa consentita per i vini biologici. L’Italia è particolarmente interessata. Secondi i dati a disposizione infatti, la produzione agricola biologica italiana mantiene stabile il suo ruolo di leader in Europa per numero di operatori e per superfici convertite al biologico. Il progetto, prevede per il vino biologico una presenza di solfiti pari a 100 milligrammi il litro per i vini rossi e 150 per i vini bianchi e rosé: 50 milligrammi in meno per ogni categoria, rispetto ai livelli attualmente in vigore per i vini convenzionali. Il nuovo testo va poi incontro alle richieste dei Paesi del Nord Europa, Francia compresa, che hanno bisogno dei solfiti (ossia dell’aggiunta di anidride solforosa che è un antiossidante) per stabilizzare il vino, oltre che dello zucchero per alzarne la gradazione alcolica. Per loro, a determinate condizioni, il testo introduce una deroga per portare la presenza limite di solfiti per il vino biologico da 100 a 120 milligrammi il litro per i vini rossi, e da 150 a 170 per quelli bianchi e rosé. Il dibattito è difficile in quanto il vino biologico rappresenta, per paesi come l’Italia, una nicchia di produzione ancora tutta da sfruttare: un mercato che i Paesi del Nord Europa non vogliono perdere, ma non possono fare a meno dei solfiti per produrre. (ANSA).