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“Contestiamo energicamente l’estensione dell’IMU ai fabbricati rurali, perché non possono essere considerati ricchezze immobiliari, bensì beni strumentali all’attività agricola e chiediamo la massima attenzione di tutte le Istituzioni, per la revisione immediata di questo iniquo provvedimento”. Lo dichiara, al termine del Consiglio direttivo, Roberto Poggioni, presidente della Federazione Nazionale dell’Impresa Familiare Coltivatrice di Confagricoltura, che rappresenta oltre 151.000 aziende del settore agricolo, che assumono manodopera a tempo determinato per circa 2 milioni di giornate di lavoro all’anno.
La manovra governativa prevede già un sensibile aumento della contribuzione fiscale dei terreni che, da sempre, sono la base imponibile dell’attività agricola.
“Nel momento in cui la manovra economica del Governo chiede sacrifici a tutte le parti economiche e sociali, l’agricoltura non può sottrarsi a dare il proprio contributo al Paese, ma questo deve avvenire in un ambito di equità e sostenibilità – continua Poggioni -. Estendere l’imposizione fiscale anche ai fabbricati rurali, strumentali all’attività di coltivazione o di allevamento, è una profonda iniquità, che non trova giustificazione alcuna, e che impone una doppia tassazione sugli stessi beni”.
Il nostro patrimonio immobiliare, osserva il presidente di Federimprese, è la testimonianza e la memoria delle tante generazioni di famiglie coltivatrici che si sono succedute nei secoli sulle nostre terre. Tassare quelli che sono dei veri e propri monumenti al lavoro della terra e al tempo stesso una significativa componente del paesaggio rurale, significa disconoscere gli innumerevoli sacrifici economici che le nostre imprese agricole hanno per decenni profuso per la loro conservazione”.
Le conseguenze dell’applicazione dell’IMU ai fabbricati rurali porterebbe – conclude Roberto Poggioni- alla chiusura di numerose imprese familiari, con considerevoli ripercussioni sull’intero comparto agricolo e con gravi conseguenze sull’assetto del territorio”.