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Si presentano come uno spaghetto a sezione quadrata ottenuto da un impasto di farina e uova.
La pasta va lavorata per 35-40 minuti e stesa col matterello in modo da ottenere una sfoglia non troppo sottile. Una volta realizzata la sfoglia di pasta, questa viene tagliata in rettangoli lunghi 60 cm circa e larghi circa 20 che vengono pressati con il matterello sulla “chitarra” fino a ottenere dei maccheroni che scendono sul piano inclinato posto all’interno.
Questo tipo di pasta si presta a qualsiasi tipo di condimento, anche se tra i più utilizzati in Abruzzo c’è il classico sugo alle pallottine di carne, il sugo alle tre carni, oppure con pomodoro e basilico, o con funghi e tartufi, o ai frutti di mare. Il nome di “maccheroni alla chitarra” deriva dallo strumento attraverso il quale l’impasto viene tagliato.
La “chitarra” (cosiddetta, perché le sue corde di acciaio vibrando emettono il suono caratteristico dello strumento musicale) è infatti composta da un telaio di legno rettangolare, oppure da due telai con le facce contrapposte che hanno nel loro spazio interno un piano inclinato di legno sul quale sono fissate delle corde metalliche, distanziate 2-3 millimetri per i maccheroni; dalla parte opposta le corde sono fissate a distanza di 4-6 millimetri e sono utilizzate per le fettuccine.
La “chitarra-maccarunare” ideata per rendere più facile alle massaie il taglio esatto delle “tajarelle”, fu realizzata più di un secolo fa dai “setacciari ”di San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, che costruirono il prototipo verso il 1860, dopo l’introduzione in Italia del filo d’acciaio o acciaioso, diffuso dai tedeschi. L’attrezzo era chiamato in origine “carratore per pasta” (in dialetto “lu carrature”), e con questo nome è citato in un documento notarile pescarese del 1871, tra i tanti oggetti facenti parte del corredo di una sposa.
Il nome “carratore” deriva dal francese “carrer” che significa squadrare regolarmente, e gli è stato attribuito nel luogo di origine, San Martino sulla Marrucina, durante l’influenza linguistica transalpina sul dialetto abruzzese, protrattasi dal periodo angioino fino al periodo murattiano. Soltanto ai primi del Novecento il “carratore” cominciò a essere chiamato “chitarra”. Ricca è la bibliografia che attesta la lunga tradizione tipicamente abruzzese dei maccheroni alla chitarra.
fonte ARSSA