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“E’ vero, ci sono ruoli e mission diverse tra le cooperative agroalimentari e la cooperazione di consumo. Finora siamo riusciti a convivere. Questo è un passaggio difficile che speriamo serva a migliorare i rapporti”. Maurizio Gardini, presidente delle coop agroalimentari dell’Alleanza delle cooperative (Confcooperative, Legacoop e Agci), riassume così la contraddizione in seno alla galassia cooperativa che vede schierati da una parte i big della grande distribuzione come Coop e Conad, dall’altra produttori e pmi della trasformazione alimentare. Nell’aspro scontro in atto sulle nuove regole dei contratti per la filiera agroalimentare contenute nel decreto liberalizzazioni, tra il ministro delle Politiche agricole Mario Catania e la Gdo, le due anime si trovano su fronti diametralmente opposti: le coop a sostegno del ministro nella difesa dell’art.62 (la norma sui nuovi contratti) e la Gdo che giudica invece le nuove regole “ingiuste, illegittime perche intervengono sulla libera contrattazione tra le parti”, e fa lobby per affossarle nel passaggio parlamentare, è l’accusa rivolta da Catania. “Una contraddizione che avevamo affrontato nella nostra prima assemblea unitaria a novembre – dice Gardini all’ANSA – I produttori sono presi per il collo dallo strapotere della Gdo che pone vincoli e condizioni sempre più insostenibili. Le imprese anche le più dinamiche, sono in forte difficoltà per il dominio di chi ha in mano gli scaffali di vendita. Un riequilibrio è urgente, per questo appoggiamo le norme del ministro Catania” Gardini spiega la prassi del ‘ristorno’: “la Gdo chiede al produttore su ogni acquisto di retrocedere una percentuale di ristorno, quattro anni fa era del 4% oggi è tra 8% e 12%. Una richiesta, per molti produttori un ricatto, che va a erodere ulteriormente gli scarsi margini nella filiera ortofrutta. E nel corso dell’anno si possono aggiungere altre richieste. Ci sono i contratti delle operazioni promozionali, paghi il fatto che ti metto a disposizione tot metri di scaffale di vendita. Chi ha poco potere contrattuale, produttori, piccole imprese, viene schiacciato da condizioni capestro. Se non ci stai vai fuori. L’art.62 vuole prevenire tutto questo” “In questi anni – prosegue il presidente di Fedagri – il problema si è esasperato e via via squilibrato a tutto vantaggio della Gdo. Ora è la stessa Ue a chiedere una armonizzazione delle norme in tutti i paesi europei. I grandi gruppi esteri pensano che in Italia tutto sia permesso. Carrefour e Auchan in Francia pagano a 30 giorni, in Italia a 90, a 120 giorni”. Certo, le nuove regole muovono grandi leve di denaro circolante; anticipare i pagamenti a 30 giorni anziché a 120 diminuisce la fonte di reddito. Il rischio è che la Gdo si approvvigioni all’estero, Marocco, Tunisia, Turchia”. Chi vincerà il braccio di ferro in corso ? “Il mondo agricolo – osserva Gardini – non è capace di fare lobby. Spero vinca il buon senso, mantenendo l’art.62 e costringendo la Gdo a un dialogo nell’interesse dell’economia del Paese”. (di Paola Barbetti – ANSA)