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I fenomeni nevosi di estrema intensità di questi ultimi giorni hanno comportato un notevole impatto anche sugli alberi costituenti le alberature stradali e nei parchi cittadini. In particolare questo fenomeno si è verificato nelle città del centro sud del Paese, situate soprattutto in zone litoranee (l’esempio più evidente è stata la città di Roma). Gli schianti, le rotture, le stroncature di tronchi e rami, sono stati numerosissimi, molto più che in altre città site in aree geografiche diverse, in particolar modo a causa delle diverse specie arboree, tipiche della zona mediterranea, presenti nella Capitale. La specie più colpita dalle precipitazioni nevose è stata senza dubbio il Pino Domestico (Pinus pinea, L.) , anche gli altri pini mediterranei come il Pino Marittimo (Pinus pinaster, Aiton) ed il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis, Mill.) sono stati pesantemente colpiti. Queste specie, adattate al clima mediterraneo (anche se con differenti esigenze ecologiche), si sono evolute sviluppando le loro strutture aeree in maniera da intercettare il massimo di luce, nonché tutta l’umidità possibile, soprattutto durante i periodi aridi estivi. Per questo presentano chiome ad ombrello (in particolare il Pino Domestico) che, in presenza di forti nevicate, vengono caricate di quantità eccessive di neve che non riesce ad essere scaricata al suolo proprio per la forma piatta della chioma.
Tutto ciò provoca schianti e rotture a differenza delle altre specie, come gli abeti o anche gli altri pini (ad esempio i diversi Pini Neri, il Pino Cembro, ecc.) che, invece, hanno un portamento a cono, tipico degli ambienti più freddi e con abituali nevicate invernali. La forma a cono favorisce lo scivolamento della neve a terra senza provocare danni agli alberi. Un altro fattore di debolezza, che stavolta riguarda tutte le alberature stradali cittadine, è dovuto alle frequenti ferite che gli alberi presenti in questo contesto subiscono continuamente per i continui lavori alla pavimentazione stradale o con le frequenti potature che tendono a mantenere i rami ad altezza di sicurezza rispetto al passaggio di mezzi di ogni tipo. Queste ferite sono le porte d’ingresso per le infezioni fungine che portano nel tempo all’attacco dei tessuti interni del tronco e dei rami che perdono la loro compattezza e la loro stabilità. E’ anche per questo motivo che fenomeni atmosferici estremi come venti a forte velocità o nevicate intense possono portare alla stroncatura di grandi rami nonché, nei casi più estremi, di interi alberi.
Risulta evidente che dopo nevicate così intense come quelle avvenute in questi giorni, tutto la popolazione degli alberi in città (in particolare quelli a carattere “mediterraneo”, come abbiamo detto sopra), sono sottoposti a possibili ulteriori infezioni con inasprimento dei problemi di stabilità. Recentemente, inoltre, si sta aggiungendo un altro problema: un insetto proveniente dall’estremo oriente, il Tarlo Asiatico (Anoplophora chinensis), un coleottero della famiglia dei Cerambicidae, si sta diffondendo a carico di numerose specie di latifoglie provocando gallerie nel tronco e nei rami che possono compromettere in modo anche molto serio la stabilità degli alberi. Segnalato per la prima volta in Italia nel 2000, dalla Lombardia si sta diffondendo in tutto il nord Italia, mentre è già stato segnalato più volte anche nella città di Roma. Gli uffici tecnici comunali, istituzionalmente competenti in materia, dovranno pertanto, una volta tornato il tempo buono, monitorare gli alberi a rischio mediante le tecniche normalmente in uso, quale la VTA (visual tree assessment – valutazione visiva dell’albero) accompagnata nei casi sospetti dall’uso di strumentazione ad hoc per il rilievo della consistenza dei tessuti legnosi (trapano sensitometrico, frattometro, tomografo sonico, tomografo elettrico, inclinometro ed estensimetro). Tale attività di monitoraggio, eseguita da professionisti specializzati nel settore agro-forestale consente di mettere il decisore della municipalità in grado di decidere compiutamente sull’esigenza o meno di abbattere l’albero a rischio, evitando tagli generalizzati e non necessari che, invece, spesso vengono effettuati per scongiurare eventuali futuri problemi e responsabilità.
(tratto dalla newsletter del Corpo Forestale dello Stato)