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“Pieno sostegno al ministro Catania nella difesa dell’articolo dedicato alle relazioni commerciali nel settore agroalimentare ed a quanti si schierano per la trasparenza dei contratti arginando comportamenti sleali che si ritorcono sulla produzione primaria”: questo il commento di Enrico Chiesa Presidente di Confagricoltura Piacenza al decreto legge “Cresci Italia” che prosegue – “probabilmente non sarà la panacea di tutti i mali, dobbiamo considerarlo un punto di partenza per la costruzione di filiere più equilibrate ed al contempo vigilare attentamente su comportamenti elusivi che possono minarne l’efficacia”. La norma in questione – spiega Confagricoltura Piacenza in una nota – stabilisce che i contratti che hanno ad oggetto la cessione di prodotti agricoli ed alimentari (ad esclusione di quelli conclusi con il consumatore finale) devono essere obbligatoriamente stipulati in forma scritta ed indicare, a pena di nullità, la durata, la quantità e le caratteristiche del prodotto venduto, il prezzo e le modalità di consegna e di pagamento. Gli accordi che non indicano uno o più dei suddetti elementi, sono nulli. Il contraente che contravviene a questi obblighi è sottoposto a sanzione sino a 20.000 euro a seconda del valore dei beni oggetto di cessione. Il corrispettivo pattuito nei contratti deve essere versato – per le merci deteriorabili – entro 30 giorni dalla consegna o dal ritiro o dalle relative fatture, ed entro 60 giorni, per tutte le altre merci. Gli interessi decorrono dal giorno successivo alla scadenza del termine. Questa scelta sui tempi di pagamento allinea il nostro Paese a quanto già avviene in Europa contribuendo, inoltre, a ridurre l’esposizione bancaria delle aziende, cosa non di poco conto. La norma dispone, infine, che nelle relazioni commerciali fra operatori economici sia vietato imporre condizioni ingiustificatamente gravose e condizioni extracontrattuali retroattive; applicare condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti; subordinare la conclusione o l’esecuzione di contratti o la regolarità (ovvero continuità) di relazioni commerciali all’esecuzione di prestazioni che non siano connesse all’oggetto dei contratti o delle relazioni commerciali. Anche la violazione di queste condizioni configura un illecito. “Condividiamo il pensiero di chi sostiene che questa norma potrà essere una misura a favore anche delle imprese piacentine del settore alimentare. I rapporti di fornitura tra imprese agricole e industrie di trasformazione potranno essere organizzati su basi certe e trasparenti, cosa che avverrà anche al livello immediatamente successivo, quello tra agricoltura e industria alimentare e operatori commerciali, piccoli e grandi. In una fase di mercato non entusiasmante per le aziende agricole – conclude Chiesa – poter contare su una maggiore trasparenza contrattuale, sulla certezza dei termini di pagamento, ma anche su una minore burocrazia vuol dire risparmiare risorse preziose da dedicare alla produzione, all’innovazione, ai propri dipendenti ed allo sviluppo che crea nuovo lavoro”