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E’ sempre nell’impasse, pur registrando piccole aperture, il confronto tra i 27 Stati membri dell’Ue sul futuro degli Ogm destinati alla coltivazione in Europa. La presidenza danese dell’Unione appare più che mai decisa a trovare un compromesso per presentare una proposta al Consiglio dei ministri dell’Ue, il prossimo 9 marzo. A questo scopo, ha deciso di portare il dossier, la prossima settimana, alla riunione dei Rappresentanti permanenti presso l’Ue dei 27 Stati membri, da dove dovrebbe emergere una posizione più chiara, oltre che politica, sul futuro da dare al dossier. Sul tavolo del gruppo di esperti Ue nazionali, che a più riprese hanno discusso la questione, c’è stato l’emendamento suggerito dalla presidenza danese, nell’ambito della proposta della Commissione europea che offre una maggiore flessibilità ai Paesi Ue che vogliono limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul loro territorio. La novità, pur in continua evoluzione, si basa sulla possibilità per uno Stato membro di prendere l’iniziativa, accordandosi con l’impresa che ha fatto richiesta a Bruxelles di autorizzazione alla cultura di un Ogm, per portare un aggiustamento geografico alla destinazione dell’Ogm, in modo di limitare in tutto o in parte l’area dove verrà commercializzato. L’accordo tra lo Stato membro e l’impresa produttrice andrebbe in parallelo con la richiesta di autorizzazione del nuovo Ogm, ma dovrebbe essere raggiunto nell’arco di un mese, per poi mettere a conoscenza la Commissione europea e gli Stati membri dell’intesa che sarà sottoposta al Comitato Ue per l’autorizzazione degli Ogm. La presidenza danese suggerisce anche che, qualora un Ogm per la coltivazione abbia già ottenuto l’autorizzazione europea, uno Stato membro possa chiedere di limitarne in tutto o in parte la coltivazione sul suo territorio. In questo caso però dovrà presentare formalmente le ragioni che lo inducono a chiedere quella restrizione. Insomma, un percorso tutto in salita. La Commissione è però decisa a uscire dall’impasse e trovare un compromesso. Ora la palla è nel campo dei 27 governi europei.