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Si tratta di un prodotto tipico della salumeria italiana, comunemente chiamato anche Cacciatore o Cacciatorino, che deve il suo nome alla tradizione secondo cui un tempo costituiva il pasto dei cacciatori, che usavano custodirlo nella propria bisaccia durante le battute di caccia.
I Salamini italiani alla cacciatora (DOP) si caratterizzano per essere dei salamini piccoli, morbidi, dal gusto dolce e saporito, ricchi di proteine nobili (minimo 20%).
La Denominazione di Origine Protetta assicura che la produzione avvenga nel rispetto di regole ben precise, stabilite da un apposito disciplinare, e sotto il controllo di un organismo autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
I Salamini italiani alla cacciatora sono anche tutelati da un consorzio, il Consorzio Cacciatore, che svolge attività di informazione, tutela, promozione e valorizzazione del prodotto, nonché di vigilanza contro le possibili imitazioni o usi impropri della denominazione.
Regioni italiane di produzione: Abruzzo; Emilia-Romagna; Veneto; Toscana; Umbria; Marche; Piemonte, Lombardia; Lazio; Friuli Venezia Giulia.
I cacciatorini sono, asciutti e compatti, caratterizzati da un colore rosso, nei quali i granelli di lardo sono distribuiti in maniera uniforme.
Vengono prodotti esclusivamente con la carne di suini nati e allevati nelle aree geografiche del Nord e Centro Italia incluse nel disciplinare di produzione. Si tratta, insomma, dei medesimi capi utilizzati per produrre i prosciutti DOP di Parma e di San Daniele.
La produzione dei Salamini Italiani alla Cacciatora risale, secondo la tradizione, all’epoca delle invasioni longobarde nell’Italia settentrionale, zona. dalla quale la produzione si è poi estesa alla limitrofe aree dell’Italia centrale.
I richiami storici ai Salamini Italiani alla Cacciatora sono presenti nelle tradizioni gastronomiche lombarde che si sono mantenute fino ai nostri giorni e il nome deriva dalla tradizionale razione che i cacciatori si portavano nella bisaccia durante le loro escursioni. L’evoluzione tecnica delle colture cerealicole e della trasformazione del latte ha determinato una vocazione produttiva della zona geografica di produzione univoca tradizionalmente destinata a tipi particolari di allevamento suino, da cui deriva una materia prima perfettamente rispondente alle esigenze della trasformazione agroalimentare e tale da conferire in termini di qualità, anche organolettiche, caratteristiche peculiari al prodotto finito.