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L’Italia mantiene il quarto posto nell’Ue tra i Paesi beneficiari dei pagamenti diretti che l’Ue versa alle aziende agricole che si impegnano a tutelare la qualità, il benessere degli animali, l’ambiente e il paesaggio rurale. Per quanto riguarda il numero di aziende che possono ricevere l’aiuto, quelle italiane sono al primo posto con 1,24 milioni di produttori. Così nel 2010, secondo i dati elaborati dalla Commissione europea, l’Italia ha ricevuto pagamenti diretti alle aziende agricole per 4,135 miliardi di euro, preceduta da Francia con 8 miliardi, Germania con 5,4 e Spagna con 5,1 miliardi. Tuttavia in Italia, proprio per il numero più elevato di agricoltori, e per le numerose piccole aziende presenti, al 74,31% dei produttori è andata il 13,30% dei pagamenti diretti. Secondo la Commissione europea infatti, a quasi 522mila agricoltori italiani vanno tra zero e 500 euro di pagamenti diretti dell’Ue l’anno; ad altri 292mila vanno tra 500 e 1.250 euro e ancora ad altre 164mila tra 2.000 e 5.000 euro. Quanto ai grandi beneficiari, in Italia se ne contano circa 1.450 che beneficiano tra 150mila a oltre 500mila euro. Interrogato dall’Ansa al riguardo, Roger White, portavoce del commissario europeo all’agricoltura Dacian Ciolos, ha commentato: “Queste cifre dimostrano che in un paese come l’Italia, una grande percentuale degli agricoltori riceve relativamente poco, ma per l’amministrazione il costo dei controlli per le piccole aziende sono gli stessi che per le grandi. Per questo – ha aggiunto – con le riforme, abbiamo proposto uno schema specifico di aiuti per i piccoli agricoltori allo scopo di ridurre la burocrazia e i costi dei controlli”. In generale, ha proseguito il portavoce, “la proposta di riforma della Politica agricola comune (Pac), prevede una riduzione progressiva degli aiuti a partire da 150mila euro fino ad un tetto di 300mila euro (con determinate detrazioni tra cui gli aiuti verdi ndr). Il nostro obiettivo – ha concluso – è che nell’Ue ci sia una migliore redistribuzione dei contributi all’interno del Paese, in quanto i pagamenti che superano il tetto ritornano nello Stato membro sotto forma di contributi per lo sviluppo rurale di quel Paese”. (ANSA).