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Spiegare le pratiche alimentari del mondo contadino è estremamente difficile, perché la cucina dei poveri non è stata scritta e per ricostruirla bisogna necessariamente ricorrere o agli indizi archeologici o alle informazioni distribuite nei censimenti, nei testamenti, negli inventari post-mortem o in quelle rintracciabili nei documenti che ci parlano dei banchetti funebri. I censimenti indicano la parte della produzione agricola dovuta al signore dai suoi dipendenti ma non le loro abitudini alimentari.Fino alla fine del XIII secolo le rendite in natura erano costituite da prodotti di qualità facilmente trasportabili: grano, vino, pollame, prosciutti, pesce salato e formaggi.Per i fittavoli e per i piccoli proprietari terrieri questi articoli erano quasi alimenti di lusso, il pagamento della rendita per gli uni, e la necessità di procurarsi il denaro, li costringevano a consumarne il meno possibile e a riservarli ai banchetti.Molte famiglie contadine si sforzavano di trarre dalle terre che coltivavano i prodotti di cui avevano bisogno e di comperare sul mercato solo quelli che non potevano produrre.Il regime alimentare delle classi rurali più modeste era povero, in Francia nel 1268 la razione per una coppia di sposi soggetti a corvée era composta da una pagnotta di pane da 2,25 kg, da 4 litri di vino e da 200 grammi di carne o di uova.Il pane consumato dai contadini era prodotto con i cereali meno pregiati, come l’orzo e la segale e aveva un colore scuro. Quanto al vino esso presentava dei vantaggi che lo rendevano allettante per i ceti rurali più bassi, un valore nutritivo considerevole, proprietà antisettiche ed effetti euforizzanti.Riguardo al consumo di carne, va detto che la dieta contadina subì un notevole cambiamento tra alto Medioevo e basso Medioevo, fino al IX secolo i rustici ebbero la possibilità di soddisfare il loro fabbisogno di carne senza particolari problemi, ma con la chiusura progressiva degli spazi di caccia fu assai più difficile per loro procurarsela.Tuttavia il maiale continuò ad essere fondamentale nel regime alimentare contadino, le pecore e i castroni si mangiavano invece quando erano vecchi, dopo che avevano esaurito la capacità di produrre lana e latte.Anche i legumi erano viveri importanti, tanto le fave, le lenticchie e i ceci comparivano spesso sulle tavole contadine.Negli orti familiari si coltivava un’ampia varietà di verdure: cavoli, cipolle, aglio, porri, rape, spinaci e zucche. Il quadro è completato dalla raccolta, nei prati e nei boschi, di asparagi, di crescione, di funghi e di alcune piante aromatiche, come la maggiorana, il timo, il basilico, l’alloro, il finocchio o la salvia.Con i legumi, le verdure, piccole quantità di carne, di grasso o raramente di olio, e pezzi di pane duro o farina, le contadine preparavano delle minestre o degli stufati, piatti caldi che venivano accompagnati dal pane e dal vino. Nei giorni di penitenza, la carne era sostituita dal formaggio, dalla frutta secca, dalle uova o dal pesce e il grasso dall’olio di oliva.In alcune rare occasioni, quasi sempre in concomitanza con le grandi feste liturgiche, per compensare i giorni di penitenza e per rompere la monotonia quotidiana, le famiglie contadine miglioravano i loro pasti, si organizzavano dei banchetti in cui la carne (quasi sempre di pecora) era accompagnata dai condimenti locali (aglio e cipolla) e addirittura in alcuni rari casi veniva insaporita con le spezie (pepe), la frutta fresca invece non era particolarmente apprezzata.
fonte medioevotavola.blogspot.com