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Consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni in rapporto all’ambiente significa sapere che ogni alimento ha una “storia”, fatta di interazioni con gli ecosistemi e con i diversi comparti ambientali, fatta di energia e di materie prime consumate per produrre, elaborare, imballare, trasportare e distribuire quell’alimento, e ancora per consumarlo, dando origine a materie secondarie e rifiuti.
Conoscere le dinamiche economiche che regolano la filiera agroalimentare significa sviluppare la capacità di indagare sul valore delle merci: se da un lato prezzi finali elevati celano intermediari che approfittano dei numerosi passaggi di filiera per incrementare i margini di guadagno, dall’altro il cibo a basso costo può coincidere con modelli produttivi di massa gestiti a scala transnazionale e basati su elevate quantità di produzione indipendentemente dalla domanda di mercato.
Coscienza sociale e culturale significa analizzare con spirito critico le realtà coinvolte nei processi alimentari: bassi costi legati a prodotti coltivati, ad esempio, nel sud del mondo può essere sinonimo di basse prestazioni non solo ambientali ma anche sociali e quindi di sfruttamento della forza-lavoro ed impoverimento delle comunità locali.
Allo stesso modo, la consapevolezza di una cultura del cibo stimola a riflettere sul suo significato e a distinguere tra il cibo-oggetto tipico della società moderna e il cibo-evento che in passato scandiva tempi e spazi di una giornata.
Il cibo permea la vita dell’uomo ed inevitabilmente è correlato a temi ambientali connessi all’attività e alla sua influenza sulla biodiversità e sui sistemi naturali, ad aspetti di etica, evidenti nel contrasto tra i consumi del Nord e i prodotti del Sud, e a modelli comportamentali legati a tradizioni e a culture in evoluzione.
fonte eat-ing