Nasce il marchio regionale “pasta di grano duro siciliano”

Il marchio regionale è stato realizzato nell’ambito del progetto pilota “Implementazione di un Sistema di certificazione per la “Pasta e il pane di grano duro siciliano” avviato dal dipartimento Interventi infrastrutturali dell’assessorato all’agricoltura.

E’ stato presentato il marchio regionale “Pasta di grano duro siciliano di qualità certificata”, alla presenza del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, dell’assessore regionale all’Agricoltura e foreste, Michele Cimino, dei dirigenti generali, Cosimo Gioia (dipartimento Interventi infrastrutturali), Rosaria Barresi (dipartimento Interventi strutturali), Fulvio Bellomo (dipartimento Aziende foreste demaniali) e dal presidente del consorzio “Ballatore”, Norberto Pogna.

Il marchio regionale è stato realizzato nell’ambito del progetto pilota “Implementazione di un Sistema di certificazione per la Pasta e il Pane di Grano Duro Siciliano” avviato dal dipartimento Interventi Infrastrutturali dell’assessorato all’Agricoltura, in collaborazione con il consorzio di ricerca “Gian Pietro Ballatore”.

Obiettivo generale del progetto, ha spiegato il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, “è sviluppare una filiera cerealicola integrata, sostenendo accordi di filiera che puntano a prodotti di elevata qualità. Il marchio regionale avvia un processo virtuoso che può dare i suoi frutti nell’immediato futuro, soprattutto ai granicoltori, perché coinvolge tutta la filiera, dalla produzione alla trasformazione, e in quanto tale può mettere a sistema un intero settore”.

Oggi la filiera deve fare i conti con il crollo dei prezzi alla produzione e una modesta capacità produttiva e tecnologica delle imprese che non hanno prodotto un reddito tale da consentire investimenti in innovazione per soddisfare l’industria pastaria in termini di qualità, quantità e prezzo.

“E’ necessario rivitalizzare la filiera cerealicola, ha sottolineato Cimino, per evitare l’abbandono di questa importante coltura. La Sicilia vanta un ricchissimo patrimonio alimentare e culturale associato al frumento duro, prodotto grazie ai 258mila ettari di superficie coltivata, da cui dipende la sopravvivenza della maggior parte della piccole e medie imprese agricole delle aree interne. La coltivazione si va assottigliando e ed è preoccupante. Non solo per ragioni di natura economica, ha concluso l’assessore, ma la drastica riduzione delle semine e l’abbandono degli agricoltori delle aree collinari e montane sono fenomeni strettamente legati a problemi importanti di dissesto idrogeologico”.

fonte agricolturaitalianaonline.gov.it

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