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La coltivazione di melarance, arance vaniglia e altri agrumi nella vallata del fiume Verdura era già diffusa agli inizi del 1800, come testimoniano alcuni documenti storici che descrivono il territorio come un ambiente fertile e ricco di acque dolcissime.
Le origini della città risalgono al periodo di dominazione spagnola, quando nel 1635 il Principe di Paternò Don Luigi Moncada fondò la cittadina e la battezzò con il nome di Ribera, in omaggio alla moglie Maria Afan de Ribera. Qui, nel corso dei secoli si sono succedute le più svariate colture esotiche, dal riso al banano, fino all’arancio. Si narra che i frutti prodotti in questa zona venissero trasportati a Palermo e di qui commercializzati fino in America. Tra le varietà di arance coltivate in questo periodo nel bacino del Mediterraneo, altri documenti descrivono quella delle “ombelicate”, ovvero con ombelico interno, caratteristica tipica dell’Arancia di Ribera DOP.
Le prime piante di varietà Brasiliano, invece, giunsero a Ribera negli anni Trenta, grazie all’intuizione di alcuni agricoltori riberesi che le acquistarono per le proprie coltivazioni. Il perfetto adattamento di questi aranci alle condizioni climatiche del luogo, insieme
all’abbondante produzione e all’eccellente qualità del frutto, spinsero gli agricoltori locali a propagare e impiantare questa varietà in sostituzione degli aranci più antichi. Nel 1940 l’Arancia di Ribera occupava già 100 ettari di terreno, che sarebbero divenuti ben 6.350 alle porte del 2000.
È ottima da consumare fresca o spremuta, grazie alla sua elevata succosità e alle sue eccellenti qualità gustative. La polpa bionda e zuccherina, infatti, la distingue dalle altre varietà siciliane, pigmentate di rosso e dal sapore più acidulo, dalle quali si differenzia anche per la facilità del distacco della buccia, quest’ultima ottima per la preparazione dei canditi.
Per la sua elevata digeribilità e l’acidità moderata, l’Arancia di Ribera DOP può essere consumata anche la sera senza affaticare la digestione. In cucina è un frutto versatile, che viene utilizzato nella preparazione di un’infinità di piatti sia salati che dolci, tradizionali o innovativi come le arance di Ribera tonnate, i garganelli all’arancia e coppa d’inverno, l’anatra all’arancia con il cous cous trapanese, il fior di latte all’arancia e all’aranzada, queste ultime raccolte nel Manifesto della cucina italiana di Martino Ragusa.
L’Arancia di Ribera è l’unico agrume al mondo a fregiarsi del riconoscimento DOP. Dopo la raccolta, l’Arancia di Ribera DOP non subisce alcun trattamento chimico né viene fatto uso di cere, la buccia viene semplicemente lavata con acqua potabile consentendo l’impiego integrale del frutto per tutti gli usi gastronomici.