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Non andate a Bolgheri. Non subito, almeno. Meglio iniziare dal profumo del rosmarino che cresce spontaneamente sulle dune di Marina di Donoratico. Appena usciti dalla superstrada, basta dirgersi verso il mare e, lasciata la macchina nei pressi del parco giochi “Il Cavallino Matto”, fare ingresso nella maestosa pineta che si apre di fronte. Basta camminare per dieci minuti, un quarto d’ora e, superato il campeggio, ritrovarsi immersi in un mondo fantastico, tra le dune naturali con i ginepri, il mirto e il rosmarino aulenti e contorti sotto il sole. Bisogna fermarsi, ascoltare il silenzio e annusare la brezza di mare che porta il salmastro e, lontano, il fragore della risacca… …Salendo lentamente dalla vecchia Aurelia fino ai primi rilievi c’è una distesa di vigneti. Bisogna venire qui per capire la potenza dei rossi. Qui, e lungo la via bolgherese, a cui si accede da una rotatoria con mini-vigneto e torchio per l’uva. “Caccia al Piano”, “Campo alla Sughera”, “Le Macchiole”, “Ornellaia”: viene a mancare il fiato scorrendo i vigneti e le tenute di questa fantastica campagna toscana. Non andare a Bolgheri, ancora un po’ di pazienza. C’è una stradina, sulla bolgherese, che punta dritta sulla collina del castello di Segalari. Una salita secca che permette di ammirare subito il mare e i colori della pineta. E da Segalari si piomba alle spalle del borgo, Castagneto… …E poi qui ci sono anche buoni ristoranti o locande dove si può bere un bicchiere di vino e mangiare un vero panino al prosciutto o salsiccia di cinghiale. E nel paese del vino c’è anche chi fa un ottimo liquore come cent’anni fa: la china Borsi prodotta con la corteccia dell’albero di china che arriva a Castagneto dal centroamerica nelle balle di juta e viene ridotta in polvere a mano con un mortaio. La bottega artigiana è nel centro del paese. Andiamo a Bolgheri, ora! Meglio arrivarci poco prima del tramonto quando il sole accarezza con i suoi ultimi raggi i pennacchi dei cipressi del maestoso viale del Carducci. Cinque chilometri da percorrere piano e con molte soste. La prima si può fare all’enoteca di Sani Guido dove non è un lusso, ma una giusta ricompensa, concedersi un bicchiere di Sassicaia da annusare prima, e assaporare lentamente poi, per scoprire il finale a “coda di pavone”, cioè bellissimo e con una gamma ampia di gusti e sentori…
Autore: Luca Filippi fonte La Nazione