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Si tratta di un dolce povero, fatto un tempo con la farina di granturco, abbastanza diffuso nelle campagne umbre, dove comunque si preferiva consumare pane di frumento.
La tradizione campagnola tramanda questa ricetta: alla farina di mais si aggiunge acqua bollente, l’impasto si lascia riposare l’intera notte e al mattino si aggiungono uvetta, pinoli, noci, nocciole, sottili fette di mele.
Posto su stampi rettangolari, viene cotto nel forno e si consuma freddo.
Un’altra modalità prevede che l’impasto sia fritto con strutto oppure con olio extravergine di oliva, a seconda dei gusti.
400 g di farina di granoturco; 100 g di zucchero; 1 pizzico di sale; 100 g di fichi secchi; 1/2 bicchiere di olio d’oliva; 150 g di uvetta sultanina; 2 mele
Portate ad ebollizione una pentola d’acqua salata e versatevi la farina come per fare una polenta; unite l’olio e fate cuocere per una ventina di minuti, mescolando di tanto in tanto: quindi, aggiungete le mele tagliate a spicchi piccoli, l’uvetta sultanina, i fichi secchi tagliuzzati a pezzi e lo zucchero. Togliete dal fuoco e stendete l’impasto, che deve risultare piuttosto rustico, duro e di altezza non superiore a 2 cm;disponetelo sulla placca del forno preventivamente unta con una noce di burro ed infornate a 180° per circa 1ora
Di questa ricetta esistono varianti documentate in varie parti dell’Umbria, generalmente arricchite da pinoli, gherigli di noce, buccia grattugiata di limone, come a Bettona o a Piegaro: in particolare, ad Attigliano, cittadina di origine etrusca che ospitò le prime popolazioni, si aggiunge
1 cucchiaio di semi d’anice