Il radicchio ebbe, come erba selvatica, un impiego molto antico come un cibo per poveri, soffermandosi soprattutto sulle virtù medicinali del succo, usato contro il mal di testa, i dolori al fegato e alla vescica e delle radici, una sorta di panacea efficace contro il mal di stomaco, la gotta, la prostata, l’insonnia.
Nel Medioevo, lo sviluppo del monachesimo impose un grande impulso al consumo mentre nel 1900 il radicchio rosso era l’ortaggio più importante del Trevigiano. La patria di origine del radicchio rosso e delle relative tecniche di imbianchimento con l’uso di acqua sorgiva fu, secondo una tradizione confermata dalle fonti storiche, Dosson di Casier.
Il 27 giugno 1996 nasce il Consorzio di tutela del radicchio rosso di Treviso I.G.P. che riunisce produttori e commercianti all’ingrosso per valorizzarne tutelarne ed incrementarne la produzione.
A supporto di tutto ciò è arrivato, sempre nel 1996, il riconoscimento dell’IGP (indicazione geografica protetta) da parte dell’ Unione Europea.
I radicchi rossi di Treviso per poter essere contraddistinti dal marchio I.G.P. devono rispondere a caratteristiche di produzione e qualità garantite da un severo e capillare controllo da parte del Consorzio di tutela. In particolare si devono rispettare parametri quali:tempi di semina, raccolta e imbiancatura;rigorosi nella lotta contro le malattie determinate caratteristiche merceologiche;il rispetto della zona di produzione secondo disciplinare
Gli usi del radicchio rosso di Treviso I.G.P. sono i più disparati. Si accompagna come antipasto, primi, contorni.
Ideale per risotti e fondamentale anche per molte specialità della regione Veneto. La varietà tardiva si presta molto bene per guarnizioni.
fonte percorsigastronomici.it