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In Italia si diffuse nel I secolo dell’era cristiana e la sua fama si sviluppò per tutto il Medioevo sino al Rinascimento. Il pesco è coltivato in tutte aree temperate e la polpa del frutto può essere gialla o bianca con venature rosse in prossimità del nocciolo
L’origine
In passato si riteneva che la pianta del pesco fosse originaria della Persia, infatti, secondo Plinio e Columella, questa pianta sarebbe stata importata dai Romani, durante l’impero di Augusto, dalla Persia, sua patria di origine. Vi è, però, la tendenza a credere il pesco originario della Cina. In Italia si diffuse nel I secolo dell’era cristiana e la sua fama si sviluppò per tutto il Medioevo e sino al Cinquecento. Erano particolarmente rinomate le varietà di pesca comune coltivate nei frutteti di Toscana: la “Poppa di Venere”, a polpa bianca, e la “Cotogna di Rosano”, gialla, come testimonia Agostino del Riccio nel suo trattato di agricoltura del 1569.
Il Frutto
I frutti (drupe) sono di diversa forma: globosi, subglobosi o allungati, con solco longitudinale. La buccia (epicarpo) può essere vellutata (pesche vere e proprie) oppure glabra (pesche noci). La polpa (mesocarpo), secondo la varietà può essere gialla o bianca con venature rosse, più evidenti in prossimità del nocciolo. Il pesco è coltivato in tutte le aree temperate. In Italia le Regioni maggiormente rappresentative sono Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Calabria, Basilicata e Campania. In particolare in Romagna è attestata la coltivazione delle pesche dal Medioevo, particolarmente profumate e fondenti grazie al fertile fondovalle temperato dalla vicinanza del mare Adriatico. La qualità delle pesche di Romagna è attestata dal conferimento dell’IGP alla Pesca Nettarina di Romagna.
La pianta del pesco resiste anche agli inverni più rigidi, ma teme le brine primaverili poiché la fioritura è precoce; durante il periodo di maturazione la pianta traspira molto ed è indispensabile assicurarle una continua irrigazione. Quando la buccia comincia a prendere colore e la polpa vicino al picciolo si fa tenera è tempo di raccolta che inizia a giugno e si conclude in ottobre.
Caratteristiche nutrizionali
La pesca è frutto energetico grazie alla presenza di fruttosio, vitamine C, A e sali minerali, soprattutto potassio. Svolge un’azione diuretica ed è indicata nei casi di ritenzione idrica e calcoli alle vie urinarie. Blandamente lassativa, giova soprattutto agli intestini delicati dei bambini ai quali può anche essere somministrata a partire dal quinto mese di vita e a tal fine è spesso impiegata negli alimenti per lo svezzamento. Come tutta la frutta di colore giallo-arancio, la pesca è ricca di carotenoidi, precursori della vitamina A, presenti in alte concentrazioni soprattutto nelle pesche a polpa gialla, e di flavonoidi che svolgono un’importante azione antiossidante. Una buona pesca si presenta con buccia soda e liscia, senza macchie né cedimenti e dal profumo intenso. Facilmente deperibile, si raccoglie non del tutto matura.
Il nocciolo della pesca è tossico a causa del contenuto di amigdalina da cui si ottiene l’acido cianidrico. La sostanza è presente anche nei fiori e nelle foglie: a causa del loro ampio impiego dalla medicina popolare, infatti, non erano rari i casi di avvelenamento per l’ingestione di dosi eccessive
Gastronomia: La pesca vanta nella cucina italiana ricette antiche: dalla celebre ‘persicata’, una confettura in uso sin dal Medioevo e tuttora divenuta tipica preparazione di Brescia alle pesche ripiene di amaretti e vino moscato, secondo un’antica ricetta piemontese. Oltre al consumo fresco, concentrato nel periodo estivo, la pesca si presta favorevolmente alla essiccazione e alla trasformazione in puree, sciroppi, gelatine, confetture, succhi.