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Le leggende sul “cibo degli dei” si perdono nella notte dei tempi.
Gli antichi Egizi lo tenevano in così alta considerazione da offrirlo in sacrificio alle loro Divinità, utilizzandolo anche nell’arte dell’imbalsamazione dei defunti: durante la sepoltura dei faraoni accanto al sarcofago venivano posti preziosi vasi contenenti il pregiato nettare, che insieme con altre cibarie accompagnavano il defunto nel lungo viaggio verso l’altra vita.
I greci e romani lo apprezzavano quale rimedio terapeutico polivalente e come prodotto di bellezza, oltre che come ingrediente indispensabile in cucina.
Il miele ha ispirato molte leggende affascinanti e racconti sui suoi poteri magici. Le civiltà antiche, consapevoli del valore del miele, lo utilizzavano sia per usi esoterici che terapeutici.
Nella storia grandi filosofi e scienziati, quali Aristotele e Ippocrate, furono attratti dal mondo delle api, studiandone la complessa vita sociale e prelevando il miele per il loro consumo personale.
Sia i greci che i romani ebbero l’intuizione di trasferire il miele dalla tavola alla scienza medica.
Avvalendoci delle loro ricette, ancora oggi possiamo produrre dei medicamenti, ausili sempre validi per migliorare nella salute, nella vitalità e longevità.
Al miele si ricorreva anche per le sue proprietà nella cosmesi: bellezze leggendarie quali Cleopatra e Madame Du Barry, la favorita di Luigi XV, sono solo alcune delle innumerevoli donne che nel corso dei secoli hanno sfruttato il miele nei loro trattamenti estetici.
Nell’antichità l’ importanza del miele è soprattutto simbolica: nella mitologia nordica troviamo l’idromele (melikraton) ottenuto da un miscuglio di sangue e di miele.
Si racconta anche una esistente Idromele: isola immaginaria al largo di Pohiola abitata esclusivamente dalle api ed inaccessibile agli uomini.
Virgilio definisce il miele “dono celeste della rugiada” e lo lega ai riti dell’Iniziazione.
Isaia profetizza la venuta del Cristo dicendo: Egli mangerà panna e miele , finché non imparerà a rigettare il male ed a scegliere il bene“.
Il miele riveste un simbolo di dolcezza e designa la terra promessa, felice e feconda.
Nella tradizione greca la leggenda dice che Pitagora si nutriva di solo miele, inteso nei due sensi, ovvero spirituale e corporeo.
Porfirio scrive che al momento dell’Iniziazione “si versa sulle mani degli iniziandi non acqua, ma miele, per lavarli … perchè, con il miele si purifica anche la lingua da ogni errore“. Lo stesso Porfirio aggiunge che il miele è simbolo di vita e di morte, come è simbolo di torpore e di lucidità, e viene offerto agli Iniziati di grado superiore come segno di vita nuova. Così anche nei Misteri di Mitra, in occasione del passaggio ai gradi iniziatici di Leone e Persiano, le purificazioni invece dell’acqua utilizzavano il miele.
Nell’ Inno a Hermes il miele è considerato il “cibo sacro dei numi“; per Pindaro “il piccolo Iamos ha ottenuto il dono della divinazione perché nutrito con il miele“.
Euripide dichiara che le Baccanti, raggiunto lo stato di suprema esaltazione, erano capaci con il tirso di far uscire “rivi di latte, mentre i tirsi intrecciati di edera distillano la dolce rugiada di miele“.
Al miele naturalmente si associa anche il racconto delle api. Le stesse sacerdotesse di Cibele erano chiamate Melissai, cioè api. L’ape rappresenta anche l’anima che, discesa nel mondo della genesi, medita la riascensione.
fonte lecittadelmiele