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Utilizzato in cucina fin dai tempi dei tempi, adorato soprattutto dai Romani, anche se c’era chi, come Giulio Cesare, non condivideva affatto l’amore per questa pianta dal sapore molto intenso.
Come la maggior parte delle piante, anche l’asparago ha proprietà curative. In erboristeria si utilizzano soprattutto le radici, ma anche le punte possiedono ottime proprietà curative essendo, infatti, altamente diuretiche e ricche di vitamine.
L’asparago è una pianta erbacea con numerose ramificazioni che può raggiungere anche i due metri d’altezza. In primavera dal rizoma sorgono i germogli che, se non vengono colti, diventano poi fusti. I fiori sono bianco giallastri di odore poco gradevole; il frutto è una bacca nera piuttosto piccola. Fiorisce da luglio a settembre.
Le radici dell’Asparago giovano ai malati di cuore per eliminare l’acqua che ristagna nei tessuti per mancanza di un energico circolo cardiaco, agli idropici e agli obesi. La formula migliore per usufruire delle proprietà diuretiche dell’asparago è il decotto; va ricordato, infine, che le radici di questo ortaggio è uno dei componenti essenziali di uno storico quanto antico sciroppo diuretico alle cinque radici, insieme a quelle di finocchio, prezzemolo, sedano selvatico e rusco.
Originario delle zone limitrofe del bacino mediterraneo, con espansione anche in alcune regioni dell’Asia e dell’Europa centrale, l’asparago era conosciuto anche nell’antichità dagli Egizi, dai Greci e dai Romani.
La “Storia delle Piante” del greco Teofrasto, risalente a circa 300 anni prima di Cristo, fornisce la più antica documentazione letteraria relativa a questo ortaggio. Catone lo citò nel suo “De agricoltura”, mentre Plinio e Columella nelle loro opere illustrarono la tecnica di coltivazione del carciofo.
In Italia, la coltura dell’asparago è assai diffusa: le regioni con maggiore produzione sono Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Piemonte, Lazio e Liguria. Appartenente alla famiglia delle Liliacee (la medesima di aglio, cipolla, mughetto e giglio), l’asparago contiene anche l’asparagina, un monoammide dell’acido aspartico, responsabile del caratteristico profumo che si sprigiona durante la cottura.
Allo stato spontaneo crescono in terreni sabbiosi, vicino al mare o ai fiumi; gli asparagi sono ricchi di vitamina B, C e A, di fibra, di carotenoidi e di sali minerali (calcio, fosforo e potassio). Nonostante lo scarso apporto calorico hanno la caratteristica di stimolare l’appetito, oltre ad essere depurativi e diuretici.
Riducendo il ristagno di liquidi nei tessuti sono indicati per contrastare la cellulite, mentre sono sconsigliati per chi soffre di disturbi renali, di calcoli, prostatiti e cistiti. In Italia la coltivazione dell’asparago interessa circa 5.500 ettari, da cui si ottiene una produzione superiore alle 30mila tonnellate. Due le qualità che hanno ricevuto riconoscimento a livello europeo: l’Asparago bianco di Cimadolmo Dop (Veneto) e l’Asparago verde di Altedo Ipg (Emilia Romagna).
Gli ortaggi che arrivano sulle tavole sono i giovani fusti teneri (detti turioni). I fiori sono piccoli e giallastri, a sei sepali; i frutti sono bacche rosse, grandi come piselli. Per la coltura sono necessari terreni sciolti e drenati, arricchiti di buone concimazioni organiche.
In Italia, la coltura dell’asparago è molto diffusa: le regioni con maggiore produzione sono Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Piemonte, Lazio e Liguria.
Numerose le specie di asparago che crescono spontanee nei boschi come Asparagus tenuifolius, a volte raccolto per uso alimentare; altre sono coltivate a scopo ornamentale come Asparagus plumosus, detto comunemente asparagina, a fronde piumose, leggerissime, di color verde intenso, usate per ornare mazzi di fiori, e l’Asparagus sprengeri, flessuoso e ricadente, utilizzato per guarnire le ringhiere ed i balconi.