Sua maestà il melone

……quatro meloni ch’io credo sia n boni, ma sono bellissimi;

la supplico farne aver dono a madama illustrissima et tri al cardinale.. “

Un’antica lettera d’auguri parlava di un bellissimo dono: 4 profumati meloni!La coltivazione e il consumo dei meloni,  nelle corti rinascimentali mantovane, si registrano in una lettera del 1548, con la quale il Potestà Felice Fiera ne fa dono  al Duca Francesco Gonzaga  

L’origine del melone è l’Asia centrale ed occidentale, India e Cina furono i primi paesi in cui si diffuse e fu coltivato . Nel bacino del Mediterraneo.si inizio’ la coltivazione nell’era Cristiana; le prime  testimonianze, infatti, le troviamo in alcuni dipinti a Ercolano

 In letteratura, è Plinio il Vecchio, a menzionare per primo i popones, raccontando che  “il melone piaceva moltissimo all’imperatore Tiberio”.

 Columella, invece, li chiama melones. I due termini sono rimasti nella nostra tradizione identificando il melone (popone) nell’Italia meridionale, il melone (melones) in quella settentrionale.

Palladius Rutilius Taurus Aemilianus in “Opus Agriculturae” scrive:  Lactuca et beta et porrus et cappar seri possunt et colocasea et satureia et nasturtium. Intyba etiam et rafanos nunc aliqui serunt, quibus utantur aestate. Nunc melones serendi rarius.

 Che fosse giunto dall’India, o dalla Cina, il melone aveva un posto di rilievo sulla tavola degli antichi romani. A quei tempi il “cucumis melo”, detto anche “popone”, doveva essere più piccolo e meno zuccherino; veniva consumato come antipasto  in piccoli pezzi e condito. La  ricetta nel manuale De re Coquinaria  di Apicio, infatti, cita: VII. PEPONES ET MELONES. (79) Piper, puleium, mel vel passum, liquamen, acetum: interdum et silfi accedit ( al melone tagliato in piccoli pezzi aggiungere “pepe, puleggio, miele, salsa di pesce, aceto e talvolta anche del silfio”).

Mille anni dopo Bartolomeo Scappi detto Il Platina,   (umanista e storico cremonese del 1400) scrive:”i nostri antecessori usavano prendere il popone a digiuno” quindi poco prima di sedersi a tavola per evitare che ritardasse la digestione”

Domenico di Giovanni, detto il Burchiello, poeta italiano del Quattrocento, nel sonetto XXXVII  della sua opera “Rime”troviamo:

…tre fette di popone e duo di seta

e mestole forate bergamasche

e costole di cavoli e di lasche

si fuggiron nel porto di Gaeta…

E nel sonetto XCIII

..e fa di comperar un buon popone,

fiutal, che non sia zucca ne’ mellone

to’ lo dal sacco, che non sia percosso…  

Alexandre Dumas scrisse che “per rendere il melone digeribile, bisogna mangiarlo con pepe e sale, e berci sopra un mezzo bicchiere diMadera, o meglio di Marsala”;

Il melone  è considerato  simbolo di  Fecondità, grazie ai suoi innumerevoli  semi. Viene associato anche al simbolo dello “Sciocco” : uno stolto, un tempo, veniva chiamato, mellone e una stupidaggine era definita mellonaggine.

È un’erba annuale e rampicante, con i grandi foglie ,i relativi fiori a corolla sono maschio o femmina, I fiori maschi hanno tre stami. Le molte varietà di melone e’ dimostrata dalla diversità del fogliame ed ancora più nella forma del frutto, che in alcune varieta’ e’ piccola , in altre grande quanto una zucca Alcuni hanno la buccia liscia altri reticolata e anche il colore esterno puo’ variare.

La maturazione richiede molto calore che puo’ raggiungere una temperatura di 75/80 gradi,.

Scegliere un melone e’ un rito, si annusa, si tocca, si rigira…. Il profumo è il requisito essenziale  per la loro scelta,, se e’ poco intenso non e’ maturo, mentre se troppo inteso la  maturazione e’ allo stadio avanzato.

La coltivazione, in Italia e’ concentrata in alcune zone, la Sicilia si conferma il principale polo produttivo nazionale,  sempre al Centro ed al Sud della penisola sono presenti coltivazioni in Puglia , Lazio e Calabria

Nell’Italia settentrionale,  le regioni di riferimento per la coltura sono la Lombardia, con i comuni mantovani di Sermide e Viadana ormai consolidate realta’ produttive, l’Emilia Romagna e il Veneto.

 

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