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E’ uno dei frutti più antichi dell’agricoltura trapanese e dei comuni dell’alto belice corleonese.
Le prime notizie del melone d’inverno risalgono al I secolo a. C: su un “corno dell’abbondanza”, ritrovato ad Alessandria d’Egitto, sono infatti dipinti alcuni di questi particolari meloni. Ma in realtà già nel IV secolo a. C. lo storico Diodoro Siculo lo citava tra le coltivazioni presenti in Sicilia e in particolare nelle attuali province di Trapani e Palermo, dove di fatto si è diffuso trovando la sua massima espressione produttiva nella regione di Alcamo.
Nell’era cristiana alcune pitture ritrovate ad Ercolano raffiguravano questo squisito prodotto.
Che cosa lo rendeva e lo rende tuttora così prezioso per la nostra alimentazione? In passato questa coltura rappresentava per le popolazioni locali una vera e propria riserva di frutta fresca nei mesi invernali ed era comunemente conservato appeso in reti nei balconi o nelle terrazze. Ancora oggi l’amministrazione comunale di Alcamo, che tra l’altro sta lavorando per chiederne il riconoscimento IGP, cerca di conservarne la specificità. Per questo l’uso di concimi, pesticidi o di quant’altro possa comprometterne la genuinità, è assolutamente vietato, con l’obiettivo di mantenerne inalterate le condizioni e prolungarne lo stato di conservazione. Infatti, raccolto a partire dal mese di luglio, ottimo fino a Natale ed oltre, il melone d’inverno diventa ancora più buono con il passare del tempo e ancora fino a febbraio è possibile portarlo sulla tavola imbandita a festa, facendo una bella figura con ospiti e invitati
Ha la buccia verde e rugosa e la forma ovale, è una varietà rustica che si coltiva rigorosamente in asciutto. La polpa è succosa e diventa più buona e dolce con il passare del tempo grazie alla progressiva concentrazione degli zuccheri contenuti nella polpa.
Si tratta di una varietà che, visti i prezzi di mercato, porta minimi guadagni ed è diventata sempre meno redditizia nel tempo. Questo ha portato all’abbandono quasi totale della coltivazione da parte degli agricoltori e ad una conseguente riduzione della quantità prodotta.
Un piccolo gruppo di agricoltori, soprattutto alcamesi, si è riunito in associazione per rilanciare quello che oggi è anche uno dei presidi SlowFood: il melone “purceddu d’alcamo”, più comunemente conosciuto come “melone d’inverno” per la sua serbevolezza.
Nell’area di produzione del presidio rientra, oltre che Alcamo, Castellammare del Golfo, Calatafimi, Roccamena e San Giuseppe Jato, anche Camporeale, che non vede però nessun produttore di questo antico frutto.
I meloni prima venivano appoggiati in locali freschi e ventilati e girati periodicamente per evitare i marciumi, adesso i coltivatori del presidio, dopo averli avvolti in retine, li appendono in apposite strutture di legno, come salami.
Le esportazioni, anche di modeste quantità, sono consolidate in Svizzera e in alcune zone del nord Italia, ma dai primi di ottobre si potrà comprare il “purceddu” in 18 supermercati e 5 ipermercati in Piemonte, Lombardia e Liguria.