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Nel dopoguerra la contrazione delle superfici coltivate a castagno è diventata ancora più marcata. Come avviene la raccolta, selezione e conservazione
Fin dai primi decenni del 1800, la castanicoltura manifesta un progressivo regresso soprattutto nelle aree di pianura, dove si diffondono altre colture, e più tardi nelle vallate, in seguito all’esodo delle popolazioni montane.
Malattie come il mal dell’inchiostro e nei primi decenni del Novecento il cancro corticale, contribuiscono alla forte diminuzione degli investimenti a castagno, sebbene la pianta venga ampiamente utilizzata per i frutti (negli anni Venti si segnala un consumo medio annuo pro-capite fino a 18 chilogrammi) destinati per buona parte all’esportazione in Europa e, via mare, nell’America del Nord. Anche l’aumento della produzione di tannino – sostanza estratta dal legno del castagno e utilizzata in particolare per la concia delle pelli – contribuisce a determinare la diminuzione dei castagneti.
Nel dopoguerra, la contrazione delle superfici a castagno diventa ancora più marcata a causa dei tagli e ancor più numerosi sono i castagneti abbandonati e destinati ad un progressivo inselvatichimento. Un tempo centro dell’organizzazione della vita rurale, emblema della civiltà montanara, il castagno ha così perso progressivamente il suo peso economico e culturale originario.
Prima dell’introduzione della patata, la castagna era la risorsa alimentare essenziale dei paesi con terreni silicei poveri e teneva in altri tempi il posto del pane e spesso della carne. L’albero ed i suoi frutti furono il cuore delle comunità che ne dipendevano strettamente e vi sono associate tante tradizioni, tecniche e pratiche, paesane e domestiche, che si può parlare di una vera civiltà del castagno. In alcune regioni, la castagna non fu mai il solo nutrimento, ma per una gran parte dell’anno, i poveri non conoscevano altri cibi.
I castagneti, oltre che per l’alimentazione umana, venivano utilizzati per l’allevamento dei suini. La castagnatura è l’insieme delle attività legate alla raccolta, selezione e conservazione della castagna e in genere si protrae per oltre un mese: uomini, donne e bambini, di ogni ceto sociale e di ogni età, si sparpagliano per i castagneti a raccogliere i frutti caduti. In passato una grande importanza avevano le varietà destinate all’essiccazione e alla mondatura per essere trasformate in farina. Una volta avvenuta la raccolta, si procede alla selezione. Le castagne vengono raggruppate a seconda della pezzatura e della qualità e vengono essiccate anche per la produzione di farina di castagne. Nel passato per seccare i frutti esistevano degli edifici appositamente predisposti, i seccatoi, disseminati nei castagneti.
immagine da progettoamiata