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Tra proteste e maltempo l’80% circa dei pescherecci questa settimana è rimasta in porto. Un fermo che si traduce in mercati ittici chiusi, pescherie semivuote e grande distribuzione fornita di prodotti freschi e surgelati ma solo di produzione straniera, con prezzi stabili o in leggero calo rispetto ad un mese fa a causa della consueta diminuzione dei consumi dopo le festività natalizie. Praticamente, fa notare la Federcoopesca-Confcooperative, non si pesca da due settimane perché, oltre alla neve che ha paralizzato le marinerie negli ultimi giorni, gli operatori continuano a manifestare contro i costi del gasolio e i regolamenti comunitari, in particolare quello sui controlli che istituisce patente a punti. In Puglia, dopo Trani e Manfredonia, la protesta da ieri, sottolinea l’associazione, è approdata anche a Barletta. In stato di agitazione sono anche Marche, Molise, Lazio, Liguria, Emilia Romagna; in Veneto, oltre un centinaio di pescatori di Chioggia e di Porto Tolle hanno manifestato davanti a Veronafiere per l’inaugurazione di Fieragricola, cogliendo l’occasione della presenza del ministro delle Politiche agricole Mario Catania. Agitazioni anche in Sicilia e in Sardegna, dove oggi è stato ricoverato un pescatore che da una settimana stava facendo lo sciopero della fame e della sete ad oltranza per protestare contro le norme troppo restrittive in materia di pesca imposte dall’Unione Europea. (ANSA)