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Un lifting per la Pac. Se sarà soltanto da ritoccare, o piuttosto da rivedere in profondità, questa è una valutazione che cambia – presumibilmente – da Paese a Paese. Quello che è certo è che per il cav. Paolo Bruni, presidente del Cogeca, l’organizzazione europea che riunisce oltre 40mila cooperative dell’agroalimentare, «ci troviamo di fronte ad una proposta di Pac da rivedere e correggere profondamente».
È questo il giudizio che lancia a margine del convegno inaugurale (dedicato proprio alla Pac e che ha visto la presenza del ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, del direttore generale della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale dell’Ue, José Manuel Silva Rodrìguez, e del presidente della Commissione Agricoltura del parlamento europeo, Paolo De Castro) della 110ª Fieragricola, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura, in programma da oggi a domenica prossima.
Troppa burocrazia e poca attenzione alla produzione. «Così com’è impostata – incalza Bruni – la proposta di riforma va rivista in maniera decisa. Partiamo dal greening, che destina il 30 per cento delle risorse dei pagamenti diretti e porta ulteriore burocrazia. Come se il mondo agricolo non sia già abbondantemente gravato da carte e pratiche». Altro aspetto che mostra una contraddizione evidente, secondo il numero uno del Cogeca, «riguarda l’obbligo di mettere a riposo il 7 per cento della superficie agricola utilizzabile. Eppure, le previsioni della Fao indicano che nel 2045 il mondo avrà bisogno di cibo nella misura del 70 per cento in più rispetto a quanto se ne produce oggi».
Una Pac che guarda, in aggiunta, eccessivamente alla superficie agricole, a discapito delle produzioni di qualità. «In questo modo come si tutela l’alto valore aggiunto dell’agricoltura italiana?», si chiede Bruni. «Dobbiamo evitare – prosegue – che la demagogia prenda il sopravvento sul realismo».
Dal capping uno schiaffo alla cooperazione. Un altro aspetto che preoccupa molto seriamente Bruni è il capping, il taglio cioè degli aiuti comunitari sopra il tetto dei 300mila euro, cifra che potrebbe essere rivista al rialzo (si parla di un negoziato in corso per portare la soglia a 500mila euro). «Dobbiamo differenziare la posizione delle imprese agricole da quelle cooperative – ammonisce Bruni -. Il capping rischia infatti di penalizzare in maniera severa le sinergia stipulate fra più agricoltori, per essere competitivi sui mercati. Per questo proponiamo come Cogeca che come detrazioni sul capping si considerino non soltanto le unità lavorative, ma anche il numero di soci».
Italia, promosso il pacchetto liberalizzazioni. Sul fronte nazionale, Bruni promuove il pacchetto liberalizzazioni licenziato nei giorni scorsi. «Era atteso da anni e annunciato da governi di centrodestra e di centrosinistra, senza però che nessuno prendesse l’iniziativa – dice -. Ora è arrivato. È un buon inizio, bisognerà continuare su questa linea per rilanciare l’economia».