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Una nuova strategia globale per migliorare ancora, nei prossimi quattro anni, il benessere degli animali in Europa. Ma anche – come insegna il ritardo nella messa al bando in Europa delle vecchie gabbie per le galline ovaiole – fare in modo che la Commissione europea non venga più lasciata per anni nel limbo sull’applicazione di una nuova direttiva, potendo reagire sulla mancata applicazione solo quando quest’ultima entra in vigore. Così il commissario europeo alla sanità, John Dalli, ha illustrato il nuovo approccio che Bruxelles suggerisce ai 27 Stati membri e al Parlamento europeo, per assicurare il benessere degli animali negli allevamenti, senza dimenticare – dice – quelle che sono le esigenze socio-economiche degli allevatori, e la difesa delle norme europee all’Organizzazione mondiale per il commercio. Dalli punta però il dito contro l’impossibilità per Bruxelles di seguire fase dopo fase l’entrata in vigore di una normativa per cui – come nel caso delle galline ovaiole – era prevista un transizione di 12 anni. E aggiunge: “Non sono contro un lungo periodo per l’applicazione di una direttiva, ma ritengo che il periodo transitorio vada accompagnato, gestito, per seguire la sua messa in opera in cooperazione con gli Stati membri”. Insomma, il commissario pensa che si possa sviluppare la nuova strategia nell’ambito di un nuovo quadro legislativo che permetterà anche agli operatori – grazie ad una flessibilità specifica – “di rispettare le norme sul benessere animali, le cui misure – precisa – devono essere redditizie”. Sul piano economico inoltre, si suggerisce di rafforzare i finanziamenti all’istruzione e alla formazione delle persone che operano nel settore. Del resto, il comparto dell’allevamento è particolarmente importante in Europa: è valutato a circa 150 miliardi di euro, mentre il contributo dell’Ue alla promozione del benessere animale è stimato a 70 milioni di euro. Il nuovo quadro legislativo dovrebbe quindi creare o rinnovare gli strumenti a disposizione dell’Ue sul benessere degli animali, garantire maggiore trasparenza e informazione nei confronti dei consumatori sul modo di allevamento, e rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri grazie alla creazione di laboratori di riferimento nell’Ue. (ANSA).