Biocombustibili dalle alghe?

La ricerca di combustibili, alternativi al petrolio e affini, è continua. La produzione di bio-combustibili, trasformati in bioetanolo, almeno agli inizi, sembrava la soluzione perfetta. Sono una fonte rinnovabile, e la loro produzione libera in atmosfera molta meno CO2, rispetto ai combustibili tradizionali (da una tonnellata di biocombustibile si producono 0,9 tonnellate di CO2 contro le tre tonnellate prodotte da benzina e diesel).Ma ormai sappiamo che non è tutto oro quello che luccica (vedi ad esempio qui, qui o qui).La conversione di ampie aree coltivate, dedicate un tempo alla coltivazione a scopo alimentare, ha sollevato molti dubbi e perplessità a mano a mano che il fenomeno prendeva piede. Si è instaurata, o almeno il rischio è quello, una “competizione” fra la produzione di derrate alimentari e quella di combustibili, al punto di mettere a rischio, con il tempo, la sopravvivenza dell’uomo, per scarsità di alimenti.La situazione non lascia ben sperare: per cercare una soluzione a un problema, se ne è creato un altro. Così alcuni ricercatori israeliani sono andati in cerca di risposte e alternative, altrove. E sembrano averle trovate nelle macroalghe. Sono alghe multicellulari, macroscopiche e in qualche caso formano foglie molto lunghe e “praterie” molto estese. Sono molto importanti per gli ecosistemi marini, dando rifugio e nutrimento a una miriade di organismi diversi.
Queste alghe, secondo gli studiosi, crescono più velocemente delle piante terrestri, e possono essere “prodotte” e raccolte, senza sacrificare terreni ad uso agricolo. La sfida è trovare modi per coltivarle e raccoglierle in maniera efficace e produttiva.
I vantaggi sarebbero notevoli, non solo perché questi vegetali crescono senza problemi sottocosta, ma anche perché la loro crescita veloce consuma grandi quantità di nutrienti, i quali vengono estratti dall’acqua. Ma quelli che per le alghe sono nutrienti, per l’uomo possono essere scarti o residui addirittura nocivi (per esempio prodotti provenienti dagli allevamenti o in altri modi inquinanti).
Ad esempio, in Mar Rosso, davanti alle coste meridionali di Israele, esiste un grave problema di eutrofizzazione, dovuto proprio a sostanze di rifiuto e prodotti collegati all’industrie degli allevamenti. Questi fanno da nutrienti per alghe nocive, che soffocano la barriera corallina.
Incentivare lo sviluppo delle macroalghe per produrre bio-combustibile, porterebbe benefici anche a queste situazioni di eccessivi nutrienti in acqua (eutrofia), che sarebbero appunto consumati dalla alghe stesse. E’ proprio su questo sistema, chiamato CAMUS (Combined Aquaculture Multi-Use Systems) che si stanno concentrando questi studi. Al momento l’obiettivo è aumentare la concentrazione di zuccheri e carboidrati delle alghe, in modo da rendere la fermentazione in bioetanolo più efficiente.
Speriamo però che non ci si accorga troppo tardi, come sta succedendo per le produzioni terrestri, che esistono risvolti negativi in un primo momento non considerati. Il mare ha già abbastanza problemi.
http://www.sottobosco.info

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