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E’ vera emergenza per le imprese agricole italiane, che rischiano di finire nelle mani dell’usura o della criminalità organizzata: oltre ai costi produttivi e contributivi in continua ascesa, gli operatori devono far fronte “ai debiti, alla contrazione del credito bancario e alle ganasce tributarie”. A lanciare l’allarme è la Confederazione italiana agricoltori (Cia), che ribadisce l’esigenza di politiche in grado di supportare il settore. “Ormai in agricoltura – avverte il presidente della Cia, Politi – si investe sempre meno: mutui e prestiti vengono erogati con il contagocce, mentre debiti e sofferenze sono in forte crescita. Per gli agricoltori l’accesso ai finanziamenti bancari sta diventando un vero e proprio incubo, mentre le richieste di rientro dal credito continuano a crescere, le istruttorie sono severissime, le garanzie hanno ormai raggiunto livelli assurdi”. Il tutto si traduce nell’impossibilità di avere accesso a finanziamenti per “qualsiasi progetto” di ristrutturazione, riconversione o sviluppo, che spinge gli imprenditori a rivolgersi ad altre fonti non “istituzionali” e a cadere nella rete dell’usura, del racket, della criminalità. Uno scenario, avverte Politi, ulteriormente aggravato dalle “ganasce tributarie e dai pignoramenti: siamo in presenza – spiega – di un’assurda vessazione che sta mettendo alle strette tantissime aziende agricole”, costringendole in molti casi a chiudere. Per questo la Cia chiede al mondo bancario “maggiore disponibilità a impegnarsi nel finanziamento dell’agricoltura, miglioramento generale delle condizioni sul prestito e più attenzione verso le piccole e medie imprese operanti nel settore agricolo”. Al contempo l’associazione invita l’Amministrazione pubblica ad essere “meno opprimente nei confronti delle aziende nel recuperare i crediti”. Altrimenti, avverte, “sarà una drammatica debacle per l’intera agricoltura italiana”. (ANSA)