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Il ruolo della Pac dopo 50 anni dalla nascita della Politica agricola comune, il rapporto fra la Pac e il Farm Bill statunitense, la difficoltà di avere un sistema di tassazione comune per gli Stati Membri dell’Ue, l’opportunità del greening sul fronte dell’occupazione in agricoltura. In una intervista con l’Ufficio stampa di Fieragricola – Veronafiere, il Commissario europeo all’Agricoltura e allo Sviluppo rurale, Dacian Cioloş, parla della proposta di riforma della Pac post 2013. Fieragricola è la più importante manifestazione italiana dedicata all’agricoltura, in programma a Verona dal 2 al 5 febbraio (www.fieragricola.it). E proprio alla riforma della Pac sarà dedicato il convegno inaugurale (giovedì 2 febbraio, ore 11, Auditorium Verdi), al quale parteciperanno – fra gli altri – il direttore generale della Commissione Agricoltura, José Manuel Silva Rodrìguez e il ministro italiano alle Politiche agricole, Mario Catania.
Di seguito l’intervista.
Commissario Cioloş, nel 1962 gli obiettivi della Politica agricola comune (Pac) erano: aumentare la produzione, migliorare le condizioni di vita della popolazione rurale, dare stabilità ai mercati, garantire la sicurezza alimentare e assicurare prezzi accessibili per il consumatore. Cinquant’anni dopo, quali di questi obiettivi sono stati raggiunti?
«Tutti sono stati raggiunti, ma la maggior parte di questi sono rilevanti anche per il futuro. Infatti, dobbiamo attivarci per una migliore gestione delle risorse, in un’ottica sostenibile.
La Pac ha avuto un ruolo importante, sostenendo in maniera trainante lo sviluppo di un progetto europeo. Ad esempio, la maggior parte delle famiglie nel 1962 spendeva il 30 per cento del proprio reddito per il cibo. Adesso la spesa alimentare delle famiglie è crollata al 15 per cento circa. Così, la Pac del futuro dovrà guardare avanti e adattarsi alle nuove sfide che ci attendono».
Il prossimo febbraio il Governo Usa discuterà del Farm Bill. Secondo lei la Pac dovrà tenere presente anche quanto avverrà negli Stati Uniti?
«Dovremo fare attenzione al risultato del Farm Bill, ma le priorità della Pac sono connesse alla produzione europea e a sostenere sistemi che sono disaccoppiati dalla produzione, piuttosto che aspetti collegati con l’export. Così, il rapporto fra Farmi Bill e Pac sarà meno significativo rispetto al passato».
Recentemente, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha comunicato che si prevedono 100mila nuovi giovani agricoltori (tra i 20 e i 30 anni) di qui a pochi anni. Quali sono le previsioni per l’Unione europea?
«E’ difficile fare previsioni precise su come si svilupperà il comparto nei prossimi anni. Ma è chiaro che in Europa dobbiamo fare di più per incoraggiare i giovani agricoltori a rimanere nel settore. Questo perché al momento soltanto il 7 per cento degli agricoltori europei sono al di sotto dei 35 anni, mentre due terzi sono sopra i 55 anni. È anche sulla scorta di questa fotografia che abbiamo dedicato maggiore attenzione ai giovani nella proposta di riforma della Pac. E soprattutto, abbiamo previsto misure per alleviare il peso finanziario nella fase di start-up».
Agricoltura e competitività. Commissario Cioloş, ritiene che gli Stati Membri dell’Unione europea debbano arrivare ad avere un regime fiscale comune, per poter fare agricoltura partendo da medesimi costi di produzione?
«Questa è una questione estremamente complessa. Ci saranno sempre differenze fra gli Stati e le regioni dell’Ue sui costi del lavoro, sui costi contributivi e su altri aspetti produttivi. Sul regime fiscale, stiamo cercando di avere un coordinamento migliore fra Stati Membri, ma certamente i tassi e le tariffe non saranno armonizzati fra gli Stati comunitari»
Mercato e prezzi. Nei giorni scorsi il neo direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, ha annunciato che si prevede una flessione, nel 2012, dei listini delle principali commodities agricole. Cosa ipotizza la Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale dell’Ue per il 2012?
«Prevediamo che i prezzi saranno stabili nel breve periodo, mentre in un’ottica di tempo più lunga, la domanda crescerà più velocemente della disponibilità di materie prime. Così, il trend probabilmente sarà quello di avere prezzi più alti della media».
Il greening, così come proposto dalla Commissione Agricoltura Ue, non piace molto agli agricoltori. Riguardo all’agricoltura italiana, come pensa ad esempio si possa applicare il greening a Montalcino? Non ritiene che possa avere ripercussioni negative sulla redditività?
«Dunque, il greening è diverso dal set aside, introdotto dalla riforma Mac Sharry nel 1992, con lo scopo di ridurre la produzione. Adesso, abbiamo bisogno di più cibo e più sicurezza alimentare. Allo stesso tempo, dobbiamo proteggere l’ambiente e produrre in modo sostenibile. Se applicato a tutti gli agricoltori, il greening potrebbe avere un effetto massiccio in tutta l’Ue».
I contoterzisti contribuiscono ad un’agricoltura sempre più in outsourcing: ritiene che debbano accedere ai finanziamenti della Pac previsti dal Secondo pilastri?
«Tutti gli aspetti del nostro prossimo Sviluppo rurale saranno discussi nei negoziati per la riforma della Pac. Ma credo che i contoterzisti possano avere i requisiti per accedere agli investimenti, ai piani agro ambientali, e, naturalmente, per progetti innovativi. Dipenderà dalla loro qualifica e da come i programmi di sviluppo rurale verranno implementati».
foto Ansa