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E’ coordinato dall’italiana Cecilia Stanghellini il progetto di ricerca Euphoros della Commissione Europea che consentirà una riduzione del 50% nella quantità di energia utilizzata nella produzione di piante coltivate in una serra e una diminuzione del 30% nell’uso di acqua e fertilizzanti e del 10% in quello di pesticidi, mantenendo elevati standard di produzione e di ritorno economico per i coltivatori. Questo intervento low-tech, frutto della ricerca di un team di scienziati italiani, contribuirà a ridurre le pressioni economiche e ambientali che molti coltivatori devono affrontare. Nonostante gli appelli al consumo di ortofrutta stagionale infatti, i prodotti coltivati in serra sono diventati indispensabili alla nostra vita quotidiana, per il nostro cibo e persino per il nostri giardinaggio. Ma l’impatto ambientale della produzione in serra è considerato in molti casi inaccettabile. Euphoros ha migliorato in particolare la progettazione delle serre, riducendo la quantità dei rifiuti prodotti. E’ stato anche progettato un prototipo in grado di immagazzinare il calore in eccesso durante il periodo estivo, e poi rilasciarlo per tutta la serra in inverno. Gli scienziati coinvolti nel progetto hanno studiato la produzione di pomodori e rose in una serie di serre in tutta Europa per identificare le aree in cui i miglioramenti possono essere fatti per ridurre la quantità di combustibili fossili, pesticidi, acqua e rifiuti prodotti. “L’impronta ecologica della produzione in serra – ha spiegato la responsabile del progetto scientifico Cecilia Stanghellini – può essere ridotta a quasi niente, ed i costi di gestione per i coltivatori possono essere diminuiti. Per esempio, è stata una sorpresa scoprire che i coltivatori avrebbero guadagnare di più da una migliore gestione del sistema di irrigazione, che serve anche per salvare l’ambiente, naturalmente”. Il progetto quadriennale, finanziato dall’Unione Europea, ha coinvolto cinque centri di ricerca leader e cinque imprese commerciali in sei Paesi dell’Ue, è costato circa 4,5 milioni di euro, di cui 3 milioni dell’Unione europea. La ricerca è stata effettuata nel Regno Unito, Spagna, Italia, Ungheria e Paesi Bassi, per testare l’installazione di un impianto, inclusi i materiali e il design ad effetto serra utilizzati in questi Paesi.(ANSA).