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“I giovani devono fare i conti con politiche economiche e territoriali non sempre orientate a tutelare il made in Italy ed il nostro enorme e ricchissimo patrimonio di valori e produzioni”. Lo ha sottolineato il delegato nazionale di Giovani Impresa Coldiretti, Vittorio Sangiorgio, chiudendo i lavori della prima assemblea di Giovani Impresa del Mezzogiorno d’Italia che ha riunito a Napoli i giovani imprenditori delle regioni Campania, Puglia, Molise, Calabria, Basilicata e Sicilia. “I giovani imprenditori agricoli vogliono e possono esprimere il proprio potenziale. In passato era assai difficile scommettere su un futuro in agricoltura – ha detto ancora – scommettere su un settore primario vessato dalla grande distribuzione, dalla contraffazione, da redditi esigui, malato di un furto di valore e di identità, negli anni diventato routine, che privava il produttore quasi del tutto di ogni potere contrattuale. In alcune delle nostre regioni a questi mali endemici, si aggiungevano anche difficoltà di accesso al credito, illegalità diffusa e lungaggini burocratiche, nonché mancanza di infrastrutture causa di isolamento delle nostre campagne e di difficoltà a raggiungere i mercati”. “Oggi abbiamo uno strumento in più. Dalla vendita dei 338mila ettari di terreni agricoli pubblici, prevista dalla legge di stabilità – ha spiegato Sangiorgio – possono nascere fino a 43mila nuove imprese agricole condotte da giovani, ai quali è stato assicurato il diritto di prelazione nelle procedure di cessione. Si tratta di un impegno del Governo Monti per sostenere la competitività delle imprese agricole e l’occupazione giovanile che – ha precisato il delegato dei giovani della Coldiretti – non costa niente e che anzi può generare fino a 6 miliardi di euro di risorse da destinare allo sviluppo del Paese”. “Dal ritorno delle terre pubbliche agli agricoltori che le coltivano possono nascere nuove imprese o, in alternativa, essere ampliate quelle esistenti, come testimonia il fatto che – ha sottolineato Sangiorgio – il 50 per cento delle imprese agricole già esistenti condotte da giovani “chiede” la disponibilità di terra in affitto o acquisizione, secondo una indagine Coldiretti/Swg”.