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Canocchie, seppie, scorfani, ghiozzi, mormore e sogliole: sono alcune delle specie di pesci interessate da un’eccezionale moria – che ha precedenti soltanto negli anni tra il 1928 e il 1929 – denunciata nel mese di febbraio dai pescatori della marineria di Chioggia. Secondo i ricercatori dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, causa ne è il grande freddo verificatosi in nord Italia nella prima metà di febbraio e la siccità che ha contribuito indirettamente ad abbassare la temperatura dell’acqua marina. Le reti hanno raccolto elevate quantità di esemplari morti pescati principalmente fino a cinque miglia dalla costa, tra Caleri e Goro, in Veneto, nel rodigino, ma le morie si sono avute anche in altre aree dell’Alto Adriatico, nel Golfo di Trieste come lungo i litorali di Cesenatico (Forlì-Cesena), in Emilia Romagna, e Fano (Pesaro-Urbino), nelle Marche. Il Cnr – Istituto di Scienze Marine di Venezia, l’Osservatorio dell’Alto Adriatico dell’Arpa del Friuli Venezia Giulia e l’Arpa-Daphne di Cesenatico a metà febbraio hanno rilevato temperature in mare tra 3 e 5 gradi su tutta la colonna d’acqua: valori eccezionalmente bassi, legati a condizioni meteorologiche particolari. Per l’Ogs (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale) di Trieste, al fenomeno ha contribuito la bora fino a 170 Km all’ora e amche la salinità conseguente alla siccità, che ha reso l’acqua densa e fredda. A esserne colpite, in particolare, le specie ittiche più sensibili alle variazioni termiche repentine. Morie analoghe si erano avute anche nel 2002, ma per un’entità pari a quella del 2012 bisogna risalire al biennio 1928-1929, quando un freddo eccezionale colpì la regione Adriatica.