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L’edizione 2012, de le “Le feste del fuoco: appena cala l’ombra della sera”, e’ in programma da lunedi’ 27 febbraio a sabato 3 marzo, nelle aie e nelle case di campagna di diversi Comuni fra le province di Ravenna, Forli’, Ferrara e Bologna: Argenta (Fe), Bagnacavallo, Brisighella, Casola Valsenio, Faenza, Gambellara, San Pietro in Campiano, Sant’Alberto, Savarna, Riolo Terme, Russi (tutti in provincia di Ravenna), Imola (Bo) e Modigliana (Fc).Qui verranno accesi dei grandi falo’ attorno ai quali si svolgeranno iniziative e incontri sulla tradizione e la cultura contadina romagnola, fra balli, spettacoli, mostre mentre sara’ possibile degustare vini e cibi tipici dell’ enogastronomia locale. Ad animare le serate ci saranno scrittori, cuochi, sommelier, maestri artigiani, cantastorie, antropologi.
Un’attenzione particolare quindi per continuare una tessitura fra dialetto, storia, musica, vita, costume, buon cibo e buon vino, che ha come obiettivo quello far conoscere e valorizzare le tradizioni, per traghettarle nel futuro. Hanno gia’ dato la loro conferma di partecipazione scrittori e giornalisti, le associazioni “Friedrick Schurr” per la valorizzazione del dialetto romagnolo, Sloow Food condotta di Ravenna, Parco del Delta, Museo delle Valli di Argenta, “Il mare a casa vostra” pescatori di Cesenatico, Accademia Italiana della Cucina.I primo appuntamento, lunedi’ 27 febbraio, a Villa Corte di Brisighella con convivio e musica, per poi proseguire in tutto il territorio della Romagna. Programma completo su http://www.illavorodeicontadini.org/ La Romagna e’ una terra storicamente votata all’agricoltura. E l’agricoltura, come molte altre attivita’ “all’aperto” era, ed e’ tutt’ora, soggetta alle avversita’ metereologiche. Cosi’ la tradizione contadina del passato voleva che per scongiurare la malasorte venissero fatti dei riti propiziatori, come i fuochi magici: i “Lo’m a Merz” (i lumi di marzo). L’accensione di falo’ propiziatori intendeva celebrare l’arrivo della primavera e invocare un’annata favorevole per il raccolto nei campi, ricacciando il freddo e il rigore dell’inverno. Il suo significato era quello di incoraggiare e salutare l’arrivo della bella stagione, bruciando i rami secchi e i resti delle potature. Per questa occasione, ci si radunava nelle aie, si intonavano canti e si danzava intorno ai fuochi (al fugare’n), mangiando, bevendo e soprattutto divertendosi. La tradizione di fare “lo’m a merz” si e’ protratta in Romagna fino agli anni ’30, perdendo poi definitivamente il suo carattere di festa dopo la guerra.