La Tunisia tutta da gustare

Si racconta che una saggia donna anziana diceva che un uomo poteva giudicare l’amore della moglie dalla quantità di peperoncino piccante utilizzato nella preparazione dei piatti. Se il cibo diventava insipido, allora un uomo poteva sospettare che la moglie non l’amasse più e che la passione si era spenta.

Ad ogni modo quando un piatto viene preparato per degli ospiti la quantità di peperoncino diminuisce per accontentare anche i palati più delicati. Di contro i dessert della tradizione pasticciera tunisina  sono dolcissimi.
Questi sono solo due esempi di come la Tunisia sia un paese ricco di contrasti dove si può passare una mattina al mare, dedicandosi agli sport nautici ed il pomeriggio…sul dorso di un cammello nel deserto del Sahara.  È il Paese del Nord Africa più vicino a noi sia per le tradizioni che ci accomunano e sia perché siamo legati da vincoli di antica amicizia. La capitale Tunisi affascina immediatamente il visitatore con i suoi magnifici palazzi antichi concentrati nella medina, il centro storico della città arabo-musulmana.

Le case principesche negli ultimi anni sono diventate alberghi di charme, ristoranti, sale da tè, gallerie d’ arte, atelier o centri culturali. Tunisi può vantare una medina che si estende per 270 ettari in cui risiedono centomila persone che, vivendola giornalmente, consentono di preservarla. Le famiglie borghesi abbandonarono negli anni Sessanta la città vecchia per i quartieri residenziali, mentre oggi le famiglie della borghesia ritornano a vivere in centro perché c’è interesse al recupero del suo patrimonio storico e culturale.

 

La Tunisia tutta da gustareNel cuore della medina, dietro la moschea Zitouna, molto vicino alla piazza Kasbah, si può fare una sosta golosa nel ristorante Dar El Jeld,  ricavato in un magnifico palazzo del ‘700 ricco di pezzi di antiquariato. Si tratta di un elegante ristorante di cucina tunisina, arredato in stile arabo molto ornato.

 

Come è consuetudine della casa, prima di portare i piatti principali, si servono tante leccornie come antipasto e naturalmente il famoso brik (un foglio di pasta sottilissima che contiene un ripieno di carne secca, pepe e zafferano che viene completato con un uovo crudo, che ha come variante il ripieno di tonno e uova). Tutti “spuntini” che di per sé valgono un pranzo. Poi si potrà scegliere tra ben sei tipi di cous cous e altri piatti quasi dimenticati come la trippa di agnello in agrodolce con frutta secca, cosparso di zucchero a velo che precede gli squisiti dolci al cucchiaio come il tarayam ai pistacchi con crema e meringa, il ghzil el bret (una crema di ceci e miele) e dolci cremosi a base di pistacchio o di datteri. Imperdibile è poi il tè alla menta o con pinoli tostati, servito nel salotto con alcova del ristorante e che va bevuto sdraiati su comodi cuscini.

Fin qui la gastronomia che solo per provare queste sensazioni ed emozioni del palato val la pena di fare un viaggio.  E dopo aver provato queste leccornie si potrà fare un giro nel souk, il più bello del Mediterraneo, della città vecchia che si presenta bianca, piena di cupole, irta di minareti e di bazar simili a gallerie dove si può girovagare tra El Kouafi, la zona delle lane con le vasche delle tinture, El Attarine, quello inebriante dei profumieri fino a El Trouk, il mercato turco degli orafi.  C’è anche un pezzetto della nostra Sicilia, nei pressi del souk delle erbe.

Nel palazzo Dar Bach Hamba, costruito da dignitari religiosi e gestito oggi dalla fondazione Orestiadi di Gibellina in provincia di Trapani, è collocato un museo permanente di arti decorative con lo scopo di valorizzare la comune tradizione artigianale e artistica della Tunisia e della Sicilia.
In un nostro recente incontro a Tunisi con il Ministro del Turismo tunisino, Jamel Gamra, abbiamo potuto fare il punto della situazione in merito alle strategie che si stanno per realizzare al fine di far decollare il turismo in Tunisia, che rappresenta il 7% del PIL nazionale e, nel cui settore, lavorano ben 400 mila persone.   
Il turismo da potenziare non è solo quello balneare, ma va dal culturale,  al benessere alla talassoterapia, allo sport golfistico, al Grande Sud con le oasi del deserto del Sahara ed al turismo archeologico per non dimenticare quello enogastronomico.
Le prime piantagioni risalgono al periodo punico. I Cartaginesi fecero prosperare questo patrimonio e furono i primi a fare degli studi scientifici sulla viticultura e l’enologia come lo si può rilevare ne “le Traité d’agronomie et de viticulture” scritto da Magon nell’ VIII secolo a.C. Per portare avanti il progetto di qualità dei loro vini
I vignaioli di Cartagine hanno realizzato un programma di sviluppo e di adeguamento delle loro strutture al fine di ottenere la certificazione ISO 9001:2000.

La Tunisia, che da cinquanta anni investe nel settore turistico, grazie all’opera svolta dall’ Ente nazionale tunisino per il Turismo (www.tunisiaturismo.it), punta molto sulla diversificazione delle strutture alberghiere come ad esempio gli agriturismi e gli hotel du charme, dove si possono trovare i migliori vini  come ad esempio il “Magnifique”, un intenso vino rosso. 
 «Per poter ritornare ai dieci milioni di turisti di prima della rivoluzione  – ha detto il Ministro Jamel Gamra – ci vuole una nuova strategia, basata su elementi fondamentali come la ristrutturazione e il miglioramento della funzionalità del settore alberghiero e della ristorazione, al fine di rafforzare la sua competitività e la sua capacità di posizionarsi nell’industria turistica mondiale». Il Programma di Aggiornamento Albergatori Istituzioni ( PMNH ), che è un’iniziativa del Governo per migliorare la qualità dei servizi, prevede investimenti per la riqualificazione in corso di 113 strutture alberghiere con una capacità totale di 57.000 posti letto, per un investimento complessivo di 512 milioni di dinari.
« Il turismo in Tunisia ha raggiunto oggi il 5% in più di visitatori rispetto al 2012, infatti 5 milioni di persone da gennaio a settembre hanno scelto quest’anno il nostro Paese e 900mila sono venuti in agosto. Noi contiamo sempre di più nell’aumento degli italiani così da confermare in ogni periodo dell’anno questo trend positivo dove la cultura va ad incidere notevolmente sul turismo» (sono parole di Gamra). 
Per il Ministro  i punti principali dell’offerta turistica sono: l’ambiente, la sicurezza, la qualità dei servizi e la promozione. Per quanto riguarda l’ambiente occorrerà coinvolgere le municipalità e le comunità locali per la pulizia delle spiagge e dei siti archeologici, in merito alla sicurezza che è un altro punto fondamentale per il Paese  «vogliamo ribadire che, anche se c’è stata una rivoluzione, siamo sulla linea di costruzione di una nuova Tunisia democratica, dal momento che la prima regola della democrazia è il rispetto l’uno dell’altro».
Gli italiani che si recano in autunno in Tunisia, evitando la calura estiva, possono andare alla scoperta del vasto patrimonio culturale, che oltre a Cartagine include anche i siti di: Dougga, El Djem, Boulla Regia, Sbeitla, Utica, come anche il turista può scegliere di rigenerare il corpo con la talassoterapia nelle spa degli alberghi come il Regency (www.regencytunis.com), sito nell’elegante quartiere La Marsa di Tunisi, un hotel di lusso a cinque stelle a pochi passi dal mare immerso in una lussureggiante vegetazione con ben tre ristoranti pronti a deliziare il palato, da quello tunisino “Halfaouine”, al  tailandese “White Elephant”, all’ italiano “L’Olivéro”, dove il ricco menù presenta i piatti tipici della nostra cultura gastronomica, grazie all’impegno dello chef  tunisino, amante dell’Italia, Adel Ben Salem, che non mancherà nei suoi piatti di aggiungere, solo se lo si desidera, un po’ di peperoncino, che figura ai primi posti tra gli ingredienti preferiti sulla costa mediterraneo-nordafricana, o meglio ancora la popolarissima salsa di peperoncino e spezie, nota con il nome di “harissa”.
A nord della metropoli affacciata sul mare azzurro, che più azzurro non può essere, vi è l’affascinante villaggio, arroccato su un promontorio, di Sidi Bou Said, una località immersa in una vegetazione mediterranea lussureggiante, dove si può anche mangiare dell’ottimo pesce fresco al ristorante “Au Bon Vieux Temps”, specializzato nel preparare i piatti della cucina tunisina e francese. A Sidi Bou Said si può scoprire il fascino di un borgo d’ altri tempi con le sue case bianche che si differenziano dalle porte imposte o inferriate rigorosamente azzurre (sembra che il colore azzurro venga utilizzato per allontanare le mosche). Si deve al barone d’ Erlanger il regolamento per la salvaguardia della località. Fu infatti ai primi del ‘900 che il barone, profondo conoscitore della musica araba, decise di trasferirsi in loco, costruendo il sontuoso palazzo Ennajma Ezzahara, che da alcuni anni è stato trasformato in un centro per la musica tradizionale araba e mediterranea con un pregevole museo di strumenti musicali.
 Vera De Luca
 

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