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Cinque miliardi di euro. Ecco il valore della produzione dell’agricoltura veneta che, nel 2011 (sul 2010), cresce del 5%, riportandosi tra i livelli più elevati degli ultimi 10 anni. Un dato confortante, emerso tra gli altri nella conferenza atampa tenutasi in mattinata in Corte Benedettina di Veneto Agricoltura a Legnaro (Pd), che segnala la vitalità del settore e degli operatori di questa regione, la terza in Italia per questo segmento economico. Ad un incremento di occupati (+10%) nel primario si affianca la diminuzione del numero di imprese agricole scese nel Veneto a 74.400 unità, con una contrazione del 2,4% nei primi nove mesi del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010, comunque inferiore alla media nazionale (-3%). Per un’annata positiva ma altalenante, con un ultimo trimestre tendenzialmente negativo, le previsioni sul 2012 non sono delle migliori. “E proprio per questo – ha sottolineato l’Assessore Regionale Franco Manzato – temiamo le conseguenze del cosiddetto decreto “Salva Italia” e gli sviluppi di una Pac sfavorevole al “Belpaese”. Concetto condiviso da Paolo Pizzolato, Amministratore Unico di Veneto Agricoltura che ritiene “troppo penalizzante per la nostra imprenditoria agricola l’applicazione dell’IMU e l’aumento, causa accise, dei costi del gasolio da trazione. Ciò detto i risultati raggiunti sono gratificanti e devono spingerci una volta di più a sostenere questo comparto e la qualità dei nostri prodotti agroalimentari”. Proprio su questo aspetto “dobbiamo impegnarci – ritiene L’Assessore Manzato – per migliorare l’esportazione del “Made in Italy” con un accordo di filiera tra aziende e distribuzione organizzata, in accordo con le associazioni di categoria”.
Come da alcuni anni a questa parte, i dati che emergono dai Report dei tecnici di Veneto Agricoltura, Azienda della Regione, e presentati oggi in conferenza stampa, evidenziano che non tutti i comparti agricoli hanno contribuito in eguale misura a questo risultato.
Se infatti il comparto vitivinicolo ha registrato un notevole aumento dei prezzi come la zootecnica, che dopo alcune annate caratterizzate da pesantezza dei mercati ha beneficiato di un significativo incremento del valore del prodotto (+8,8%), le coltivazioni erbacee hanno infatti subìto un arretramento (-3,5%), soprattutto per le deludenti performance del comparto orticolo.
Per contro, la dinamica del comparto alimentare registra una leggera crescita delle imprese, salite nel terzo trimestre a oltre 3.700 unità (+0,2%), in controtendenza rispetto alla contrazione avvenuta in tutti gli altri settori di attività manifatturiera (-0,9%). In significativo aumento gli occupati agricoli (+10%); non così invece per l’industria alimentare che registra una perdita di occupati rilevante (-9,6%) ben al di sopra della media del comparto industriale in generale (-1,3%). In aumento il deficit della bilancia commerciale dei prodotti agroalimentari veneti (917 milioni di euro, +45%) per effetto del maggiore incremento delle importazioni (+17%) rispetto alle esportazioni (+11%).
Per quanto riguarda la situazione delle singole colture nel 2011, buona tenuta commerciale dei cereali con prezzi medi annui in crescita. Il mais si conferma la coltura principale in Veneto incrementando del 10% la superficie coltivata, che ha superato i 250.000 ettari, e del 13% la quantità prodotta, che ha raggiunto 2,5 milioni di tonnellate. Il prezzo medio annuo è calcolato in 224,3 euro/t, in crescita del 33% rispetto all’anno precedente. All’aumento della coltivazione del mais ha corrisposto una diminuzione del frumento tenero, sceso a 73.000 ettari (-23%) e 440.000 tonnellate (-21%) ma con quotazioni mediamente superiori del 37%, e del frumento duro. Andamenti analoghi per l’orzo (cala la superficie del 12% e la produzione dell’11%”%, ma aumenta il prezzo medio del 32%), mentre il riso segna un incremento della superficie investita del +10% e del prezzo del +26%. Per quanto riguarda le colture industriali, deciso calo degli ettari coltivati a barbabietola da zucchero (-37%) che tuttavia ha ottenuto valori elevati della produzione (3.100 €/ha, +48%) in forza dell’alto grado di polarizzazione e della richiesta dei mercati. Aumenta del +19% la superficie a soia e del +14% la relativa produzione, mediamente quotata in crescita del 10%; mentre cala notevolmente la coltivazione del tabacco (-22%) che dimostra anche una flessione del prezzo medio pari al 5-10%. Ancora in calo gli ettari di girasole (-4%), e il colza, che dopo cinque anni di continua espansione subisce una battuta d’arresto: la superficie è scesa del 16% e la produzione del 21%.
Il comparto orticolo registra un leggero incremento delle superfici che raggiungono 33.400 ettari (+2%); ma la pesantezza dei mercati e l’allarme del batterio E. Coli hanno depresso i listini, determinando una contrazione del valore prodotto stimata in -13% per gli ortaggi e in -21% per le piante da tubero. Bene il radicchio, che per alcune varietà ha riscattato i deludenti risultati dell’anno precedente registrando un incremento del prezzo medio pari al 14%. Il comparto frutticolo ha vissuto un’annata generalmente positiva dal punto di vista produttivo ma poco soddisfacente sotto l’aspetto commerciale, con quotazioni spesso inferiori a quelle dell’anno precedente. Per la vitivinicoltura veneta l’annata 2011 potrebbe rivelarsi qualitativamente di grande interesse. Confermati, comunque, i livelli produttivi degli ultimi anni con una produzione stimata in 1,1 milioni di tonnellate di uva e in 8,6 milioni di ettolitri di vino. Da sottolineare l’incremento del prezzo delle uve mediamente pari al +27% osservato presso le borse merci del Veneto. Sorrisi anche per la zootecnia, il cui fatturato dopo alcuni anni di flessione torna a crescere per l’andamento generalmente favorevole dei mercati: latte +10%, carne bovina +5%, carne suina +15% e carne avicola +13%. Tuttavia preoccupa l’aumento dei costi di produzione, in particolare dei mangimi, che ha ridotto i margini di redditività degli allevamenti.
Per quanto riguarda la pesca marittima i dati relativi ai primi 6 mesi del 2011 evidenziano un notevole calo dei quantitativi a livello regionale, scesi a 8.105 tonnellate (-16,8%), e conseguentemente del relativo fatturato (21,7 milioni di euro, -8,9%).