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La Russia è in pole position fra i mercati più promettenti per l’export alimentare, dove da oltre un decennio si registra stabilmente, con la sola eccezione del 2009, una crescita a due cifre. Grazie a questo passo, dai 64,2 milioni di euro del 2000 si è arrivati ai 427 milioni di euro stimati per il 2011, una crescita del +565% contro l’87% segnato dal food and drink nazionale a livello mondo”. Lo ha evidenziato Luigi Scordamaglia, consigliere Incaricato di Federalimentare, nel corso di un seminario a Confindustria “Il peso del mercato russo all’interno dell’export alimentare nazionale è così raddoppiato nell’arco di dieci anni, passando dal 2,5% di inizio millennio al 5% dell’anno appena trascorso. Nel solo 2011 – ha detto – l’incremento specifico dell’export alimentare verso la Federazione Russa è stato del +27%, contro il +10% complessivo registrato dal settore nel resto del mondo”. La parte del leone, come in altri paesi, la fa naturalmente il vino, passato dal 23% del 2000 a oltre il 36% del 2011 del totale delle nostre esportazioni alimentari in questo Paese. “La forte simpatia verso il Made in Italy alimentare – ha proseguito Scordamaglia – ha portato inoltre molte imprese italiane a investire direttamente in Russia, con risultati eccellenti. L’imminente ingresso della Federazione Russa nel Wto, aprirà nuove, importanti opportunità che l’industria alimentare è pronta a cogliere. Soprattutto se ciò comporterà un’autentica liberalizzazione della distribuzione alimentare, la progressiva eliminazione delle restrizioni di accesso al mercato e l’adesione agli accordi per l’applicazione delle misure di tutela sanitaria e fitosanitaria”.