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Cosa sta succedendo sotto il mare dell’Argentario? Sotto “il tappeto blu” una parte dello Scoglio della Scola – zona privilegiata per le immersioni subacquee e di alto valore ambientale – è già stata divorata dalla Costa Concordia, che si è, poi, andata ad adagiare, con le sue 114mila tonnellate di stazza e 290 metri di lunghezza, su un letto di roccia non nuda, anzi piena di vita. “Al Giglio i fondali sono ancora ricchissimi di Cystoseire, Posidonie, Gorgonie, Spugne, Molluschi, Crostacei, Celenterati, che sono rimasti schiacciati assieme a miriadi di altri organismi” – spiega Francesco Cinelli, esponente del comitato tecnico di Marevivo e docente di Ecologia all’Università di Pisa, ricordando anche come “il bestione di migliaia di tonnellate di peso sta togliendo la luce a tutte le piante del fondale. Nella zona circostante è presente una prateria di Posidonia, una delle più preziose dell’arcipelago toscano dopo quella di Pianosa e dell’Africhella”.
Oltre alla bomba ecologica costituita dalle migliaia di litri di carburante che, in queste ore, gli olandesi della Smit stanno provando a disinnescare, provate ad immaginare cosa significhi, in termini di dispersione in mare, l’inabissamento di un Comune di oltre 4.000 abitanti: la ‘Costa Concordia’ si sta portando a fondo tutto il suo carico di rifiuti – dai detersivi agli oli alle vernici ai prodotti di clorazione delle piscine, ai metalli di vario ordine e grado – che cominceranno a degradarsi e a diffondere nell’acqua circostante tutte le proprie componenti nocive. E, di conseguenza, a mettere a rischio la ricchezza di biodiversità, che non dobbiamo mai dimenticare essere alla base della nostra stessa sopravvivenza sulla Terra.
“La speranza è che si faccia presto a togliere la Costa Concordia da quella posizione e a trasferirla altrove: più rimarrà adagiata sul fondo e più i danni saranno gravi e il recupero del fondale sarà lento”. Dopo più di 5 anni, alla Secca di S. Giovanni all’Isola di Pianosa, dove urtò, anche in quel caso per un’errata manovra del Comandante, la nave da ricerca “Allianz” del Centro Nurc di La Spezia, le rocce denudate sono ancora quasi prive di organismi.
Marevivo