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Nel grande “mercato” delle feste natalizie, circolano prodotti alimentari contraffatti, dai torroni, ai panettoni.
Mai come in questo periodo dell’anno molti marchi la fanno franca, in tutti i sensi. Soprattutto nei supermercati discount tali prodotti riempiono gli scaffali, senza alcuna garanzia per la salute e anche il gusto del cliente. Purtroppo il problema sta anche nel crescente numero di marchi alimentari presenti in Italia che rendono sempre più difficile una loro tutela efficiente oltre alla loro commercializzazione: questi due fattori incentivano, oltreconfine, la dinamica dei prodotti contraffatti in risposta alla crescente domanda di eccellenze alimentari italiane.
I marchi Dop, Igp hanno permesso a singoli prodotti, come il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma, di raggiungere volumi impensabili, ma sono troppi per poter essere introdotti tutti sui mercati esteri. I marchi UÈ dovrebbero essere applicati solamente ai prodotti con forte appeal internazionale, garantiti da organizzazioni solide in grado di far fronte alle richieste dei mercati e di monitorarli efficacemente.
Il dibattito “Marchi d’origine o aziendali a tutela della qualità” sta generando un conflitto a livello internazionale dividendo coloro che sono favorevoli alla filosofia americana pro multinazionali che sottovaluta i piccoli marchi di indicazione geografica, da coloro che invece sostengono la soluzione mediterranea che considera il territorio l’unica garanzia di qualità e sicurezza alimentare. Chi vincerà? Sicuramente le terre dove la tradizione agroalimentare è più radicata, difficilmente avranno la meglio sulle grandi multinazionali. Anche noi semplici consumatori, la vera forza del mercato, possiamo e dobbiamo fare qualcosa per difendere i nostri prodotti, soprattutto creare una cultura alimentare “nostrana”, che sappia utilizzare e valorizzare i prodotti della nostra terra.