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E’ passata sotto silenzio la notizia delle perdita da parte dell’Italia della leadership mondiale nella produzione di olio d’oliva. Oggi il mercato di questo “liquido prezioso” è tutto in mani spagnole e l’Unione Europea con i suoi regolamenti comunitari detta legge in materia, imponendo una nuova miscela tra olio d’oliva e olio di semi che, se da un lato avvantaggia i produttori, dall’altro compromette irrimediabilmente il mercato del biologico.
Ma facciamo un passo indietro cercando di tracciare le fila della vicenda. Già lo scorso anno era trapelata la notizia relativa alla “cessione” del marchio italiano “Bertolli” ad aziende spagnole che detengono anche la titolarità di marchi del calibro di Sasso e Carapelli. A primo acchito la notizia non sembra così rilevante, ma se ci fermiamo un attimo a riflettere il senso della cosa è che i marchi italiani portatori del “made in Italy” nel mondo, di italiano non hanno poi così tanto. Per chi, come me, non conosce a fondo il mercato dell’olio d’oliva la scoperta inquietante è che il gruppo spagnolo Sos Cuetera, espressione della potente dinastia Salazar, oggi detiene il mercato mondiale nella produzione di olio d’oliva. In parole povere questo significa che i produttori spagnoli oltre ad avvalersi di marchi propri (ad es. il Carbonell) possono avvalersi di un prestigioso paniere di marchi italiani. Il nostro paese da una posizione di primo piano sta pian piano scendendo alle ultime posizioni in una “virtuale” classifica delle produzioni nel mondo. Ma cosa significa tutto ciò? Semplicemente che i piccoli produttori trovano sempre più difficoltà per sbarcare il lunario in un sistema che tende a favorire i grossi marchi. Ad essere sempre più penalizzata, quindi, è la piccola impresa.
La Sicilia è una delle regioni italiane dove si produce un grosso quantitativo di olio d’oliva. Pensiamo infatti alla qualità di olive “nocellara dell’etna” , dalla quale si ricava un olio profumato e dal sapore gradevolissimo, ma che è sempre più difficile “esportare” fuori dalla Sicilia. Ci avviciniamo al periodo dedicato alla raccolta delle olive e alla produzione dell’olio extravergine. Le difficoltà per gli agricoltori sono innumerevoli, a partire dai costi per la raccolta e la spremitura al frantoio, che non sono affatto compensati da una adeguata vendita dell’olio sul mercato.
Come abbiamo detto all’inizio un altro ostacolo al biologico e ai piccoli produttori viene proprio dall’Unione Europea che, paradossalmente, impone regole a volte clamorose. Restando in materia un regolamento dello scorso anno ha previsto la possibilità che l’olio d’oliva possa essere unito ad oli di semi e che questa miscela possa essere messa sul mercato con il placet dell’UE. Non vogliamo sicuramente fare demagogia ma quello che salta agli occhi è che ciò che mangiamo e ciò che in futuro mangeranno i nostri figli, di naturale e biologico avrà ben poco. Cosa fare allora?
Nel nostro piccolo possiamo lanciare un sassolino nel mare, gridando a gran voce “salviamo l’agricoltura e il biologico”!
autore Daniela Cocina fonte tifeoweb.it